Roma, 11 feb – Sono 145 i paesi coinvolti, oltre il 90% della popolazione mondiale. Queste sono le cifre più significative dell’Expo Milano 2015, la grande Esposizione Universale che avrà come tema il cibo.
Dal primo maggio avrà dunque inizio l’evento intitolato Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, che ospiterà padiglioni, stand, laboratori e conferenze sulla qualità del cibo, le tecnologie ad esso legate e la qualità della vita. Una manifestazione che punta tutto sull’esaltazione delle biodiversità e delle diverse culture, viste attraverso i colori e i sapori della tavola.
Appare curioso che in un periodo storico in cui la maggioranza ritiene “inevitabile” il processo di globalizzazione, cioè la fine delle diversità e delle identità dei popoli, un messaggio opposto passi proprio attraverso ciò che tutti hanno sotto il naso ogni giorno.
Il cibo è un potente mezzo culturale e comunitario. Attorno alla tavola la famiglia si riunisce e riannoda affetti e ricordi. Allo stesso modo il cibo narra la storia di antiche vie commerciali, di contadini che hanno lavorato per secoli la propria terra e di generazioni di pescatori e allevatori ai confini del mondo.
“L’uomo è ciò che mangia”, recita l’antico adagio: una massima che nella sua semplicità nasconde una grande profondità. D’altronde s’impara ad apprezzare la complessità delle cose semplici solo con l’esperienza. Quindi l’essere umano è quel che ha nel suo piatto, è cioé strettamente legato al cibo prodotto nella terra in cui è nato e cresciuto. Il cibo con i suoi colori e sapori riflette un clima e una tradizione, un gusto e uno stile particolari.
Bisogna anche aggiungere che assaggiare una pietanza non è lo stesso che mangiarla, apprezzare di tanto in tanto un cibo esotico non significa viverlo e comprenderlo appieno. Non si è mai una tabula rasa di sapori perché si ha sempre una memoria culinaria che inevitabilmente influisce nel giudizio. Solo abbandonando la propria cultura culinaria di appartenenza si può veramente comprendere il cibo di un altro popolo, ma a che prezzo?
Perciò il tema della biodiversità e il confronto tra differenti mondi culturali e culinari non può che fare bene, perché mostra senza possibilità di smentita quanto siano resistenti e vissute le identità popolari e tradizionali e quanto esse influiscano, in realtà, nella vita dei propri (inconsapevoli?) appartenenti.
Francesco Boco