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Fiabe gay nelle scuole? Meglio i miti classici

by La Redazione
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Odisseo.-Le-imprese-straordinarie-del-re-di-Itaca-il-ritratto-di-Ulisse-di-Valerio-Massimo-e-Diana-Manfredi-620x372Roma, 31 dic – Il 2014 sarà ricordato come l’anno delle aspre polemiche tra chi si schiera a difesa della famiglia “tradizionale” e chi difende i diritti delle coppie omosessuali.

In principio venne Camilla Seibezzi, delegata del sindaco Orsoni al Comune di Venezia, che voleva distribuire negli asili fiabe gay, ad esempio con due pinguini maschi che covavano un uovo. Lo stesso sindaco prese le distanze.

Poi, il 5 ottobre di quest’anno, un po’ in tutta Italia, gente che leggeva libri in silenzio, in una piazza, le cosiddette Sentinelle in piedi, veniva aggredita da gente vociante, i cosiddetti centri sociali.

Eppure non si è mai sentito nessuno protestare per il fatto che stiamo crescendo una pletora di giovani impotenti, che non sanno il latino, provincialmente sottomessi all’inglese, senza futuro né passato.

Magari il 2015 potrebbe portare nelle nostre scuole qualcosa di così esemplare da educare i nostri figli, di così forte da resistere a questo mondo volgare, di così placido da farci vedere nell’omosessualità un semplice dato di fatto e non una fissazione monomaniacale: i miti classici.

Allora la Seibezzi potrebbe far distribuire nuove fiabe negli asili di Venezia, ad esempio, con il mito di Enea, uomo santo nella sua pietà rude e asciutta, mai sentimentalista o strappalacrime. Si potrebbe fare una bella edizione, con illustrazioni, che contenga l’eroismo di Attilio Regolo come narrato da Orazio, la lotta tra i Centauri e i Lapiti, come scolpita nel tempio di Zeus a Olimpia, per comprendere il confine tra civiltà e barbarie, le peripezie di Odisseo per insegnare a sopportare molto e ad amare la patria. E ancora, le storie di Medea, Antigone, Ifigenia, Didone, Rea Silvia per insegnare che la femminilità è regale e potente e che il femminismo è isterico. In greco il verbo che indica il sedurre, phteiro, significa anche “distruggere”.

Non dimenticheremo l’Achille raccontato da Quinto Smirneo che, dopo la sua morte, compare in sogno al figlio Neottolemo e gli consiglia con rigore e tenerezza: “Figlio, sii sempre il migliore!”.

Non saranno tralasciati nemmeno gli esempi negativi come quello di Aiace Oileo, rovinato per la sua hybris. Con Prometeo insegneremo il confine tra moderazione ed eccesso, con Eracle la fatica di costruire una civiltà.

Inoltre parleremo ai nostri figli di Fabrizio, parvoque potentem, “potente nel poco”, di Cincinnato, validissimo generale, che, come ci dice Livio, di fronte all’offerta di un’altra dittatura, rifiuta e si ritira a vita privata per lavorare la terra. Perché ai nostri figli dovremo pur insegnare la semplicità e l’amor di patria, perché se l’Italia è a questo punto è perché chi la governa non la ama.

E non ci interessi, come a Paul Veyne, se questi miti siano “esistiti” o no, ci interessi dare ai nostri figli degli exempla e dire loro: “Ragazzi, vedete cosa c’è in questo brutto mondo? Voi guardate là, dove c’è Enea”. Lo diceva già Foscolo nei Sepolcri: “A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti”.

Roberto Guiscardo

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