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“Il corvo di pietra”: il romanzo sul giovane Corto Maltese

by Michael Mocci
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406645_4586201147098_409843433_nRoma, 24 apr – È uscito lo scorso febbraio, pubblicato dall’editore Sellerio, “Il corvo di pietra”, romanzo sulle avventure del giovane Corto Maltese. L’autore è Marco Steiner, pseudonimo di quello che, negli anni ’80, fu il dentista di Hugo Pratt. “Un omaggio a Hugo Pratt e al suo meraviglioso personaggio”, scrive l’autore sul suo sito ufficiale.

Il simbolo del triskele, come stella polare, guida i viaggi del giovane Corto, in questo romanzo ambientato nel 1902, e lo porta dall‘Irlanda a una Sicilia arcaica ed esoterica per poi farlo approdare a Venezia, vera patria di ogni avventuriero, dato che, Venezia, più che una città è un’idea.

Al centro del libro sono tre ragazzi: un irlandese, Corto e Norman Riley, un australiano spaccone. I tre si troveranno per caso a rubare, durante la riunione di una setta segreta, un oggetto misterioso, il corvo di pietra, dietro il quale si cela una profezia: “Tre uomini provenienti da tre isole diverse. Poi servirebbe che ciascuno di loro…”.

Dal romanzo di Steiner emerge il solito Corto padrone di sé, silenzioso, a tratti mistico, ma costantemente al centro di un’avventura. L’eroe creato da Hugo Pratt va sempre ad-ventura, verso le cose future. Eppure Corto è peregrinus ubique non perché lo voglia, ma perché quello di avventuriero è il suo status naturale è il suo numen che lo porta sul mare, tra risse e scazzottate, alla ricerca di tesori o a spiare la riunione di una loggia massonica, di cui conosce benissimo la simbologia. Ed è proprio questo il merito del libro di Steiner: il porre l’accento sulla natura peregrina e ma sempre educata del marinaio. D’altronde lo stesso Pratt, pensando un po’ a se stesso, un po’ al suo personaggio scrisse: “L’avventuriero è sempre visto come uno che non ha le carte in regola, un emarginato, uno così… invece non è vero, perché l’avventura vuole dire avvenire, vuol dire quello che succederà domani”.

Certo, tentare di contrarre un fumetto in un romanzo è cosa difficile. Questo è il limite de “Il corvo di pietra”. Le continue descrizioni paesaggistiche e la pedanteria nella narrazione della squisitezza dei cibi e dei profumi siciliani deviano l’attenzione dalle vicende e dai caratteri dei personaggi. Ciò che nel fumetto viene intuito, qui viene esplicitato: si perde la complicità tra il lettore e il personaggio a causa dell’intervento del narratore.

Ma Steiner, anche se non è un disegnatore, ha conosciuto bene Pratt ed ha compreso l’anima di Corto. Ed ha già concluso un romanzo: “Corte sconta detta arcana” e realizzato una raccolta fotografica di tutti i luoghi in cui sono ambientate le puntate del fumetto di Pratt.

Roberto Guiscardo

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