Rissa a Roma, tensioni in diverse città
Roma, 25 apr. Anche quest’anno le celebrazioni del 25 aprile fanno discutere: tensioni e disordini in diverse città, Roma in testa. A seguire Pordenone, Milano e Parma. La conferma che questa non è una data che unisce, come dovrebbe essere una festività nazionale, ma divide, nonostante la sinistra di varie colorazioni (si va dal color camion dei pompieri dei kompagni ke okkupano al rosa smunto marca PD) da anni si danni l’anima per cercare di dimostrare il contrario.
A Roma si sono registrati incidenti in zona Colosseo, quando alcuni manifestanti con le bandiere della Brigata ebraica dell’esercito inglese si sono trovati faccia a faccia con alcuni ragazzi muniti di bandiere palestinesi. L’alterco è quasi sfociato nello scontro fisico, come riporta una ragazza pro-Palestina: “Si sono avvicinati a noi e ci hanno aggredito, mettendo anche le mani in faccia a uno di noi. (…) Siamo qui non per manifestare contro qualcuno, bensì per sostenere il diritto all’autodeterminazione e la libertà della Palestina, alcune zone della quale sono ancora occupate illegalmente» . Tutto giusto, peccato che, oltre a c’entrare ben poco con la storia del 194,5 all’epoca il gran Muftì di Gerusalemme, padre della lotta al colonialismo sionista, fosse gradito ospite di Berlino: al solito a sinistra si fa l’usuale calderone anti-tutto dove non ci si capisce mai nulla, in cui i vari riferimenti storico-culturali finiscono inevitabilmente per cozzare, come in questo caso. Di certo la provocazione degli attivisti filopalestinesi non è piaciuta ai supporters della Brigata ebraica, né ai nerboruti giovanotti del Ghetto, che in tempi non lontani si son resi protagonisti di episodi che certo non brillano per tolleranza, come riportato su queste pagine. Altri problemi alla fine della commemorazione, a Porta san Paolo, dove le tensioni fra comunità ebraica e manifestanti filopalestinesi si sono riaccese, qualcuno ha gridato “Assassini” dopo che alcuni membri della comunità avevano fischiato la decisione del presidente dell’ANPI romano Sassi, di interrompere i comizi di alcuni loro rappresentanti. Così Pacifici :” Non possiamo accettare di essere tacitati ed essere chiamati fascisti da una folla inferocita che pressando le forze dell’ordine di fatto ha impedito al rappresentante della Brigata ebraica, che è un organizzatore dell’evento, di poter fare il suo intervento. Non si può stare sul palco e sentirsi dare del fascista, per questo sono sceso dal palco, per dimostrare che non abbiamo paura di nessuno. Questa è una provocazione di gruppi estranei all’organizzazione di questa manifestazione.” Ci manca solo che gridi alla trama nera.
A Parma il sindaco Pizzarotti si è trovato, poco prima della partenza del corteo, faccia a faccia con gli esponenti dei centri sociali parmigiani, sfociato in una discussione dai toni accesissimi. Una volta partito il corteo, tanti i “fascista” alla volta del sindaco.
A Milano presidio antifascista al cimitero Maggiore per contestare la presenza di “nazifascisti” e di “hummerskin”, come dicono i giornali, intenzionati a commemorare i morti del Campo X. Stasera, tanto per rincarare la dose, “concerto antifascista”, sempre davanti al cimitero. Ché oggi, come ben si sa, la Pietas ed il rispetto dei Caduti vanno a senso unico.
A Pordenone dubbi amletici sul se inserire o no nel programma della banda musicale “bella ciao”. Sì, no, forse, no, sì. alla fine si è deciso per il sì. Ma avendo una giunta comunale di centrodestra, era comunque scontata la contestazione da parte degli anarchici e squatters locali. Tanto per darsi un tono da eroi resistenti dell’Armata rossa.
Insomma, un 25 aprile esattamente uguale agli altri: un marasma di spinte e sigle diverse, in cui vince chi grida più forte “fascista!”, non importa all’indirizzo di chi o perché. Una ricorrenza che, visto il bilancio di oggi, difficilmente può essere considerata la festa della tolleranza e del dialogo.
Valentino Tocci