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Le caldane delle antifasciste: la virilità? Va bene solo se immigrata

by Adriano Scianca
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Roma, 14 feb – Sarà stato forse l’avvicinarsi di San Valentino, ma nelle scorse settimane abbiamo visto una estrema sinistra preda di una strana fregola sessuale. Dalla militante che, a Macerata, inalberava un cartello per dire che “La mia fica dice no al fascismo”, fino a Cecilia Strada che si è fatta notare per il suo post social con la frase “Non scopate con i fascisti, non fateli riprodurre”.

La figlia di Gino Strada: “Non scopate con i fascisti". Ma lei non corre pericoli


Questi bizzarri casi di caldane antifasciste sono probabilmente da ricondurre al nuovo trend che domina quell’ambiente, in cui femminismo, ideologia gender, fermenti lgbt e simili stanno cannibalizzando ogni istanza sociale, per imporre un unico discorso lecito a forte trazione biopolitica. Tutto questo finisce fatalmente per condizionare anche i due temi più cari alla sinistra vecchia e nuova, quello dell’antifascismo e quello dei “migranti”.
Il rifiuto del fascismo diventa quindi, inevitabilmente, soprattutto rifiuto del “maschio fascista”, cioè di un determinato modello di virilità e dei conseguenti rapporti tra i sessi che ne discendono. La presunta “emergenza femminicidio” ha quindi a che fare col fascismo, il trait d’union essendo la visione patriarcale della vita, che le camicie nere esprimerebbero in modo parossistico, ma che sarebbe non di meno presente nella società in dosi variabili come fascismo inconsapevole (il “microfascismo” di Guattari). E così via.
Raccontare quanto ci sia di stereotipato nella visione dei rapporti di genere “fascistizzati” (il maschio “fascista” non è un macho da barzelletta senza debolezze, è solo che su di esse non erige un monumento, tentando semmai di superarle, la donna “fascista” non è un soggetto passivo e timorato di Dio da chiudere in casa, ma un membro consapevole della comunità di popolo, solo che non rinuncia per questo alla propria femminilità e non colpevolizza la propria maternità) sarebbe probabilmente fatica sprecata. È invece più interessante capire cosa essa colga di autentico, nella misura in cui una certa idea di virilità resta comunque, e per davvero, al centro del mistero dell’attrazione tra uomo e donna, e tutto il femminismo del mondo non ha finora cambiato nulla in ciò che tutte le donne, femministe comprese, cercano in un uomo. Insomma, come diceva Sylvia Plath, “ogni donna ama un fascista”.
Cecilia Strada, l’anonima manifestante di Macerata con la “fica antifascista” e tutte le attiviste del genere, ovviamente, rifiuteranno il ragionamento in modo sdegnato. Eppure c’è un curioso paradosso che si profila all’orizzonte e che si annida nei corpi muscolosi dei “migranti”. Che l’immigrazionismo abbia un enorme rimosso di natura sessuale, al netto delle battute triviali e di cattivo gusto che spesso vengono dispensate sul tema, è cosa che diciamo da un po’ di tempo. Un aspetto, questo, che a volte resta inespresso, a volte invece no, ma che è quasi sempre presente. Il che è bizzarro, perché significa che la visione coloniale dell’africano come animale sessuale è restata nell’immaginario occidentale anti-coloniale, solo con un giudizio di valore invertito: una volta se ne biasimava la mancanza di continenza, oggi se ne gusta la debordante vitalità. Bisognerebbe peraltro fare uno studio sui tanti meccanismi di oggettivazione dell’altro tuttora presenti nel discorso immigrazionista: per la Bonino, l’Africa è il nostro “giardino d’infanzia”; per altri, più segretamente, è la nostra riserva di stalloni da monta. Che l’Africa possa essere per se stessa, e non per noi, è cosa non contemplata.
Facciamo tuttavia notare che ciò che attira dell’immigrato in termini sessuali è esattamente quella virilità primordiale (unita molto spesso a una misoginia e a una visione del ruolo della donna estremamente conservatrice) che viene sistematicamente colpevolizzata se presente nel maschio bianco. Con la divertente conseguenza che, alla fine, le donne occidentali fuggono il fascismo maschilista in casa propria per andare a cercare dei “fascisti” africani. Ma, evidentemente, dopo averci detto che gli immigrati sono meglio di noi a scuola, nell’imprenditoria e in cucina, ora ci diranno che sono anche dei fascisti migliori.
Adriano Scianca

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CON FESSA 14 Febbraio 2018 - 11:38

CON TUTTO IL RISPETTO DEL MONDO PER L’ESSERE UMANO:
CARA CECILIA, NON CAPISCO COME MAI QUESTO POST SU TWITTER….
CHI VUOI FAR RIDERE ? SEI PURE BRUTTINA, DATTI AL BUKKAKE PARTY CON I NIGERIANI IMMIGRATI.

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RICCARDO - TORINO 14 Febbraio 2018 - 11:40

aldila’ delle battute , che cecilia & company , inevitabilmente si sono attirate , le inviterei ( e non e’ provocazione …) a frequentare una qualsiasi sede di casa pound , per vedere quante ragazze militanti ci sono , chi sono , cosa pensano , troveranno donne semplici , impegnate , educate e sempre con il sorriso spontaneo …quanto siete tristi cecilia & company , tutto sommato provo pena per la vostra visione della vita ,chiusa e otusa , fate una cosa veramente rivoluzionaria , ribellatevi alla vostra ignoranza.

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Michele A. 14 Febbraio 2018 - 12:44

Eccone un’altra, dopo la sconosciutissima Cecilia. Ma come si sono ridotte male queste antifasciste doc che ora parlano con la f..a!
Io non sono mai stato un gran seduttore – tutt’altro! – ma nel mio carnet ci sono anche delle compagne (sacrilegio, sacrilegio) e un paio di negrette (si può ancora dire?) e sinceramente devo riconoscere che mi ha fatto piacere “conoscerle”.
Perché queste si vogliono privare di uno dei pochi piaceri della vita? Qual è il loro problema? Non è che “chi disprezza compra” o “vorrei ma non posso”? O forse hanno solo bisogno di un buon psicologo che le sblocchi? Mah…..
P.S. Comunque, sono un’insignificante minoranza.

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Raffo 14 Febbraio 2018 - 9:59

Mio nonno certe fogne le chiamava puttane,mio babbo peripatetiche,io le definisco comuniste di merda…….ovviamente mi scuso con le vere donne per cui nutro sommo ed enorme rispetto.

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Gianfranco Mergoni 15 Febbraio 2018 - 4:10

Povere donne! Hanno fatto del proprio corpo un feticcio! Della propria libertà sessuale un credo! Di se stesse un dogma! E, in alcuni casi, spero sporadici, dell’ antifascismo una ragione di vita!… E tutto ciò, a che pro?… Per andare a finire sottomesse a branchi, a orde di puzzoni sottosviluppati dalle facce color merda e dai tratti scimmieschi che le obbligheranno a camuffarsi da sacchi di pattume ambulanti,(con annesso fetore), e le impediranno pure di gustarsi una fetta di prosciutto. Ricordatevi di Colonia! Femministe zitte!… Se no, orrore! Orrore! Bisognava rivalutate il razzismo!… Meglio gli stupri!… ( finché non capitano a loro o alle loro figlie in cui ripongono tante speranze & aspettative!)!…..

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Monica 20 Febbraio 2018 - 9:43

Vero…la sottoscritta non si sarebbe mai accompagnata per una vita con un compagno,mai e poi mai!

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