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Le radici più antiche del nostro alfabeto sono su un pettine

by Andrea Bonazza
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Roma, 11 gen – A volte le più grandi scoperte avvengono per mezzo dei reperti più piccoli.  Che siano semi, minuscoli frammenti ossei, oppure pregiati utensili resistiti al tempo anche grazie alle loro esigue dimensioni, gli antichi reperti ci aiutano a ricostruire affascinanti storie di epoche lontane, talvolta offrendo interessanti risposte ad interrogativi millenari. È oggi il caso di un piccolo pettine da barba che, secondo i ricercatori, potrebbe recare uno dei più antichi esempi di scrittura al mondo. L’incisione riportata sul manufatto appartiene alla civiltà dei cananei, in Vicino Oriente. Essi sono ritenuti tra i padri dell’alfabeto più antico, evoluto poi nelle lettere correnti derivanti dalla scrittura latina.

“Possa questa zanna sradicare i pidocchi dei capelli e della barba”

L’agenzia di stampa Agi riporta che, nel territorio palestinese-israeliano, “gli archeologi hanno riportato alla luce un minuscolo pettine d’avorio su cui è incisa la più antica frase conosciuta scritta in un alfabeto che si è evoluto in quello che usiamo oggi”. La frase in questione, incisa sul millenario manufatto cananeo, riporta testualmente: “Possa questa zanna sradicare i pidocchi dei capelli e della barba”.

Il Times spiega che il minuscolo pettine d’avorio proveniva da antichi scavi al centro di Israele. Esso ha all’incirca le dimensioni del pollice d’un bambino. Alcuni denti del pettine, pesantemente incrostati di terra, si erano spezzati. Scambiandolo per un reperto di poco valore, l’archeologo che ha scoperto il manufatto, inizialmente lo aggiunse a un sacco di ossa riesumate in loco. Più di mezzo decennio dopo, però, “svuotando il sacco” gli esperti  hanno scoperto i solchi dell’antica scritta, tutt’altro che scontata. Come annunciato dal dottor Hasel e dai suoi colleghi, infatti, la datazione del pettine risalirebbe al periodo intorno al 1700 a.C.. “È uno dei più antichi esempi di scrittura del popolo dei Cananei, insediato nel Vicino Oriente e accreditato di aver sviluppato le prime forme dell’alfabeto che si sarebbero poi evolute nelle lettere correnti, usate oggi”.

“Questa è la prima frase alfabetica mai rinvenuta”

In un articolo pubblicato sul Jerusalem Journal of Archaeology, gli esperti spiegano che le 17 lettere sul pettine formano la più antica frase completa e decifrabile mai trovata di uno dei primi caratteri alfabetici. “Penso davvero che questo sia l’oggetto più importante mai trovato nei miei scavi – ha dichiarato entusiasta l’archeologo dell’Università Ebraica di Gerusalemme, coautore dello studio, Yosef Garfinkel. Il professore ha inoltre detto che “trovare il pettine con un’iscrizione contro i pidocchi è stato come trovare un piatto che dice: Metti il ​​cibo su questo piatto”. Semplice, funzionale e riflette, in qualche modo, la nostra natura.

È generalmente accettato che la vera scrittura della lingua sia stata inventata in Mesopotamia, in particolare, dagli antichi Sumeri, intorno al 3000 a.C.. Se i primi sistemi di scrittura erano dunque composti da ideogrammi e geroglifici, simboleggianti oggetti o concetti di vita comune e spiritualità, la grande  rivoluzione compiuta in Mesopotamia oltre tremila anni or sono, è consistita proprio dal passaggio della scrittura ideografica a quella fonetica.

Scripta manent

Nel corso dei secoli, la civiltà mesopotamica ha progredito ulteriormente il suo modo di comunicare, mutando la vecchia e complessa scrittura cuneiforme in una più semplificata scrittura, il cui uso di poche lettere potesse formare maggiori significati. Presumibilmente intorno al 1800 a.C., nel Vicino Oriente Antico apparve un nuovo tipo di scrittura che si basava solo su poche dozzine di lettere che venivano ripetute e rimescolate, in base alla propria fonetica. Tali scritture furono successivamente adottate dai Fenici, viaggiando con loro nel Mar Mediterraneo toccando anche le coste europee della Grecia e dell’Italia tirrenica.

Intorno al 1.100 a.C., queste prime scritture adottate dai “Popoli del Mare” e da coloro che con essi commerciavano, al contrario di oggi venivano scritte da destra a sinistra. Curioso è anche il fatto che gli etruscologi, hanno trovato somiglianze tra antiche incisioni etrusche, nuragiche o fenicie, e le rune nordiche. Durante il VI sec. a.C. possiamo riscontrare anche tre diversi sistemi alfabetici Etruschi, conformi alle rispettive aree geografiche di provenienza. Ciò si ebbe per la necessità di adattare la scrittura alle proprie flessioni linguistiche. Durante i secoli V e III a.c. l’alfabeto continuò a subire modifiche e semplificazioni, giungendo, come ben sappiamo, alla graduale estinzione della lingua etrusca, ormai soppiantata dal nuovo alfabeto latino diffuso dai Romani.

Andrea Bonazza 

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