Roma, 11 ago – C’è chi dice che finì l’11 agosto, c’è chi ne individua il termine un mese dopo. L’anno è certo, era il 480 a.C. Conosciamo anche il luogo: uno stretto passaggio obbligato lungo tra la Locride e la Tessaglia, all’ombra del monte Eta e vicino a un acquitrino inaccessibile che costituiva il limite del golfo Maliaco. Il nome del luogo si deve alla presenza di numerose sorgenti naturali di acqua calda: è il passaggio delle “Porte calde”. Le Termopili. Fu qui che gli Spartani di Leonida si scontrarono contro l’esercito soverchiante di Serse. L’episodio è fin troppo noto, tanto da riecheggiare recentemente anche in romanzi come “Le porte di fuoco”, di Steven Pressfield o in opere come “300”, prima fumetto di Frank Miller e poi portato sul grande schermo da Zack Snyder. Se “Gates of Fire” ricostruisce il sentire greco con maggiore profondità ed esattezza storica, non di meno la versione visionaria, iperbolica e “politica” di Miller e Snyder ha una sua indubbia potenza visiva ed evocativa, malgrado i sin troppi limiti. Ma se c’è ancora qualcosa che ci parla, in quell’epopea, è semplicemente per il fatto che il sangue non è acqua. Esiste, nonostante tutto, una memoria ancestrale europea ardente sotto la cenere.
Cosa sono, le Termopili? La sfida dei pochi contro i tanti. L’affermazione del valore della libertà e dell’onore sulla resa e la vita comoda. La testimonianza di un attaccamento alla patria fino all’estremo sacrificio. L’idea che l’individuo non è l’inizio e la fine di ogni cosa, che ci si può sacrificare per la propria comunità e per i propri figli senza speranza di soddisfazione immediata. Ma non solo. Tutti i racconti greci relativi alle Termopili non fanno che mettere in luce un clima goliardico e strafottente fra quel manipolo di uomini votati a morte certa. Gli aneddoti sono noti: i Persiani sono talmente tanti che con le frecce oscurano il sole? “Meglio, combatteremo all’ombra”. Serse intima di cedere le armi? Leonida risponde: “Vieni a prenderle”. C’è tutta una lunga tradizione, non solo relativa alle Termopili, che racconta di questa ironia virile spartana, che ride in faccia alla morte e sublima la durezza dello stile di vita lacedemone con una leggerezza di spirito senza pari. Ed è impossibile non ricordare i tanti esempi, nella storia moderna, di truppe dal destino già segnato che hanno saputo incarnare il medesimo spirito solare, laddove molti eserciti vincenti hanno portato con sé solo bigottismo e retorica. Questione di razza dello spirito.
Infine, vale la pena ricordare che, da un punto di vista stavolta ateniese e non più spartano, Lisia ci parla dello scontro fra Grecia e Persia (che pure Eschilo descrive come “sorelle della stessa stirpe”) come di una lotta dell’Asia contro l’Europa. Nel suo epitaffio per i caduti in difesa dei Corinzi, il retore parla apertamente del “re d’Asia” che voleva “ridurre in schiavitù anche l’Europa”. E parlando dei soldati che sconfissero i Persiani a Platea, dice: “In quel giorno, instaurarono sicuramente la libertà nell’Europa”. La Grecia, cioè l’Europa. Una bella cosa per cui morire.
Adriano Scianca
Cosa sono le Termopili? Il fondamento dello spirito fascista. Anzi della mistica fascista.
La Battaglia delle Termopili è uno – fra i più noti – dei mille episodi di un’ Eroismo e di uno Spirito Guerriero (di cui la Storia della Vecchia Europa trabocca) capace di sfidare la paura della morte, e la morte stessa, sino all’ estremo sacrificio.
Il medesimo Spirito Guerriero dei Vikinghi, dei Samurai, dei Kamikaze, dei Guerrieri Indiani d’ America e di cento altri popoli battaglieri nell’ ora del loro splendore culturale, e di cui la nostra Europa, almeno sino al Secondo Conflitto Mondiale, non ha mai difettato.
Ora, la domanda è : esistono ancora Guerrieri simili, in Europa? Io temo che la Seconda Guerra Mondiale, li abbia portati via tutti. Sono rimasti là, immobili sull’ Ultimo Campo di Battaglia, e senza schiere più giovani pronte a prendere il loro esempio, ed il loro posto.
Sono rimasti là, uccisi non dal nemico visibile ma dai codardi che avevano alle spalle e per i quali hanno combattuto, i codardi (ed i loro discendenti) che li hanno rinnegati vergognosamente, pronti a rinunciare alla Libertà in cambio del benessere materiale e del senso di falsa sicurezza fornito dai “vincitori” ed a cui si sono abbandonati illudendosi, senza più orgoglio e senza vergogna.
Ed ora spetta a Noi creare una nuova Stirpe di Guerrieri che si erga a difesa dell Europa contro qualsiasi nemico della Patria