Testi, documenti, fotografie e materiale bibliografico, prossimi a compiere un secolo di vita e che ripercorrono l’eroica impresa fiumana e la Reggenza italiana del Carnaro, per una base di’asta complessiva di 12mila euro.
Il 16 maggio 1920, in veste di comandante del `Quarnaro liberato´ e dopo la `vittoria mutilata´ del 1918, in un italianissima Fiume il Vate declamò `A noi´, probabilmente il suo piĂą noto proclama. «A chi la forza? A noi! A chi la costanza? A noi! A chi la fedeltĂ ? A noi! A chi la vittoria? A noi!» e fu proprio con questo grido che l’artista pescarese spronava i suoi legionari, chiudendo un’arringa appassionata e lunga 22 pagine, che esaltava la causa dell’annessione di Fiume all’Italia. D’Annunzio era ormai un eroe per i 25mila italiani della Dalmazia che seguirono apprensivamente fin dalla marcia di Ronchi (oggi Ronchi dei Legionari), la presa di Fiume e la Reggenza italiana del Carnaro. Purtroppo però l’esperienza si sarebbe conclusa dopo pochi mesi, con la firma del Trattato di Rapallo e l’indipendenza di Fiume, che viene fatta sgomberare dal governo Giolitti in quello che ancora si ricorda come il `Natale di sangue e che il Vate descriveva così: «Il delitto è consumato. La terra di Fiume è insanguinata di sangue fraterno».
Sicuramente dispiace però, che tali proclami così importanti per la storia d’Italia siano trattati come merce, sì preziosa, ma messa comunque in vendita nell’ennesima asta in cui chiunque può acquistare pezzi del nostro patrimonio culturale… e da un Gabriele D’Annunzio, anche in questo caso, si può solo che imparare; prendendo come esempio il Vittoriale e tutte le sue opere donate dal Vate agli italiani senza nulla volere in cambio se non la grandezza di questa Nazione.
Andrea Bonazza