Roma, 12 dic – Si è parlato molto, in queste settimane, della famosa foto in cui Alemanno, Buzzi, il futuro ministro Poletti, vari esponenti del centrodestra e del centrosinistra romano, qualche ras delle municipalizzate e un vistoso esponente del clan Casamonica se ne stanno tranquillamente a cena insieme come vecchi compari.
Si tratta, con ogni evidenza, di un’immagine inquietante e emblematica di una confusione di ruoli e di piani, di un andazzo malsano e mefitico. Si è parlato molto anche delle foto di Marino con Buzzi, anche in questo caso, come era già accaduto per la storia delle multe, a causa della disastrosa gestione mediatica del sindaco romano, che data una situazione di gravità X che lo coinvolge riesce inevitabilmente a fare qualcosa di così stupido da trasformarla in X100.
Ma, alla lunga, ridurre tutta la vicenda dell’intreccio che a Roma lega criminalità, mondo “equo e solidale” e politica alla ricerca della foto del politico che stringe la mano a Buzzi significa farsi fuorviare dal sensazionalismo a buon mercato.
I legami del potere politico capitolino e, nello specifico, del centrosinistra romano con la 29 Giugno non vanno rischiarati dal flash dei paparazzi: sono già belli chiari di per sé, alla luce del sole. Ne parla il sito della 29 Giugno, che descrive nascita e crescita della cooperativa all’ombra di ben noti padrini politici. Ne parlavano tutti, prima dello scandalo, quando vantare amicizie con Buzzi era un vanto, non un’onta.
Perché Buzzi non è la proverbiale “mela marcia”, non è un’eccezione o un effetto collaterale. Buzzi è il figlio di un sistema. Ecco, il rischio adesso è che lo scandalo Mafia Capitale si esaurisca nella ricerca della foto ad effetto, dello scandalo passeggero, senza andare a intaccare una rete, un modus operandi, una prassi, un circuito di clientele che non sempre raggiunge l’apice di illegalità della 29 Giugno, ma che non di meno costituisce l’ossatura del potere della sinistra in questo Paese ben al di là delle quisquilie elettoralistiche.
La ricerca dello scatto compromettente riduce tutta la questione a un dato individuale: “Ma allora Tizio aveva rapporti con Caio”. Fino a qualche mese fa, tuttavia, tutti avevano rapporti con Buzzi. Lo scandalo non è che le autorità cittadine di vario colore si vedessero con i responsabili della cooperativa modello, lo scandalo è che proprio quella cooperativa fosse un modello, il che la dice lunga su tutto il sistema.
I tempi sono maturi affinché finalmente si compia un processo politico serio e totale al sistema delle coop rosse? Purtroppo no. Purtroppo anche questa inchiesta sarà la solita occasione persa.