Roma, 24 ott – E se non fosse la cultura il fattore determinante per i conflitti nel mondo, ma lo Stato-Civiltà il paradigma conflittuale? Questa la riflessione sulla quale ci conduce l’analista britannico Cristopher Coker, autore del saggio Lo scontro degli Stati-Civiltà (Fazi editore, 2020, 298pp, 20€).
Lo scontro degli Stati-Civilità
E’ lo “Stato-potenza”, come lo chiamano i russi, non la semplice cultura, a poter concretizzare una grande civilizzazione storica. E’ invece contradditorio quando afferma, con Huntington, che l’ideologia politica è secondaria: è lui stesso peraltro poco dopo a dirci infatti che sia gli Stati Uniti sia la Federazione russa odierna sono realizzazioni pragmatiche di una vera e propria ideocrazia messianica. Una Russia neo-liberale elstiniana o neo-sovietica, del resto, non avrebbe il medesimo peso globale ideocratico di quella putiniana e Coker iniziò la stesura di questo libro dopo aver ascoltato una dichiarazione del 2013 di Putin in cui quest’ultimo dichiarò per la prima volta che la Russia era uno “Stato-Civiltà”.
Questa contraddizione, da tenere presente, non inficia affatto il valore complessivo di Lo scontro degli Stati-Civiltà. L’autore è chiaramente di prospettive liberali, ma assolutamente equilibrato. Stati Nazione e Stati-Civiltà Il concetto di Stato-Nazione fu un’invenzione occidentale dell’ottocento. Il novecento e il primo decennio del XXI secolo furono contrassegnati dall’affermazione dello Stato-Nazione come forma di organizzazione politica per eccellenza e, a partire dalla caduta dell’Urss, dall’egemonia politica, economica, culturale dell’Occidente sul mondo intero.
Secondo la tesi di Francis Fukuyama (1992), crollato il socialismo reale, si apriva la fase di un «nuovo secolo americano» o al limite occidentale e così la storia era di fatto finita. Oggi, a quasi trent’anni di distanza, sottolinea Coker che quella tesi appare molto ingenua. Non solo l’ordine mondiale occidentale non esiste affatto e non si può neppure più considerare liberale, sprofondato nel relativismo suicida di radice progressista e laicista da un lato nel neo-comunitarismo di Visegrad dall’altro, ma Cina, Russia, Turchia forniscono concretamente un modello di Stato-Civiltà più consono alle esigenze del secolo.
Cina: modello di Stato-Civiltà o Stato-civiltà problematico?
Entro il 2049, centenario della fondazione della Repubblica popolare, i cinesi puntano, dopo il primato economico, a quello militare. Nella visione ideocratica statunitense, i più grandi antagonisti sono storicamente i giapponesi, di seguito i russi cristiano-ortodossi che hanno una concezione sociale antitetica all’individualismo e al laicismo occidentali, mentre verso i francesi gli statunitensi hanno sempre avuto uno scoperto complesso di inferiorità.
La Cina non è mai stata uno Stato-Nazione, sottolinea l’elemento nazionale, ma all’interno del concetto di civilizzazione. I cinesi si vedono non solo come una civiltà ma come la civiltà. Il problema, però, è oggi per la Cina rappresentato dal fatto che nessuno, a parte l’elite egemone che si dichiara “marxista leninista”, crede più in utopismi astratti come comunismo o marxismo. Vi è un autentico vuoto morale. Qui arriva il tentativo dell’elite rossa di coniugare confucianesimo e comunismo. I cinesi hanno avuto tre filosofie della storia: taoismo, buddhismo, confucianesimo. Non hanno mai sviluppato una religione nazionale come lo shintoismo nipponico ma il tentativo giapponese di entrare nella civilizzazione mondiale come Stato-Civiltà – il Giappone “fascista degli anni 30 fu il primo Stato-Civiltà” (pp. 145-150) – è fallito mentre quello cinese è certamente in linea con la storia anche se l’esito che ne scaturirà non è ancora chiaro. Cina neo-marxista e confuciana come vogliono i sodali di Xi Jinping? Cina neo-imperiale e senza Partito Comunista sul modello del Kuomintang corporativista di Chiang Kai Shek? Cina liberale sul modello occidentale? Quest’ultima pare attualmente l’ipotesi meno probabile.
Russia: Stato-Civiltà di natura fascista?
La Russia non è mai stata uno Stato-Nazione, ma un impero multirazziale. L’elemento spirituale messianico nella storia russa ha avuto un ruolo speciale, i russi vedono sofferenze e prove storiche come un privilegio che il Cristo accorderebbe loro. Conta molto anche la dimensione geopolitica, la questione della Siberia, sarebbe il suolo euroasiatico a produrre una tipologia culturale così particolare come quella dell’uomo russo con proiezione eurasiatica. Coker parla esplicitamente, quanto allo Stato-Civiltà della Federazione russa, di modello ideocratico fascista egemone. Se l’elite cinese è marxista, quella russa sarebbe neofascista (Gli Stati-Civiltà contro gli Stati-Nazione, “La Lettura” 18-10-2020, p. 7).
L’Islam è uno Stato-Civiltà?
Gli iraniani hanno deliberatamente rigettato l’idea di uno Stato-Civiltà, lo Shah Reza Pahlavi andava in quella direzione, imperiale e pan-ariana, mentre la Rivoluzione islamica dell’imam Khomeini ha rifiutato questa prospettiva, storicizzando per Coker un nazionalismo iraniano anti-comunista e anti-americano. I modelli di Stato-Civiltà, nell’Islam contemporaneo, sarebbero perciò incarnati anzitutto dalla Turchia presidenzialista e sovranista di Erdogan e dai tentativi di Bin Laden prima, di Zarqawi e dell’Isis poi, di concretizzare storicamente il grande sogno musulmano del Califfato.
Stati Uniti come Stato-Civiltà, Unione Europea micro-nazionalista
L’Unione Europea non potrà diventare uno Stato-Civiltà, in quanto vi sono troppe fratture culturali e geopolitiche al suo interno, gli europei non sono nemmeno riusciti a mettersi d’accordo su un manuale di storia unitario. Gli Stati Uniti non sono una nazione in senso europeo, si possono considerare uno Stato-Civiltà. Negli Stati Uniti – come nella Russia di Putin – vi è alla base strategica un forte elemento di messianismo ideocratico fondato sul “destino manifesto”, che riguarda sia i repubblicani del Gop sia la sinistra Dem. Gli statunitensi si considerano il “popolo eletto” e posseggono una spinta espansionistica che l’Europa non ha.
Russia e Cina: il conflitto del futuro
Secondo Coker il conflitto futuro sarà quello tra Russia e Cina. Probabilmente i prossimi dieci anni non vedranno una guerra calda tra Usa e Cina, a quel punto la Russia, sempre più militarizzata e concentrata sull’auto-difesa totale, sarà il fronte più avanzato alla guida del campo d’influenza globale anti-cinese. Bielorussia, Armenia, Georgia, Ucraina, per quante provocazioni da guerra ibrida mettano in moto Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Europea, sarà sempre sfera d’influenza del Cremlino e tutto sommato meglio sia così se rimarrà solo la Russia Cristiana a fronteggiare in futuro l’Imperialismo cinese che avanzerà verso l’inarrestabile primato “ontologico” mondiale. Stato-Civiltà Imperiale russo contro Imperialismo globalistico cinese: sarà veramente questa la guerra che verrà?
Mikhail Rakosi
1 commento
Lo scontro tra Stati-Civiltà mi suona un concetto un po’ superato o comunque tralasciato per l’ inevitabile scontro tra blocchi di Stati Uniti (non intendo primariamente quelli d’ America del nord) per la sopravvivenza materiale su questa che terra che si è fatta molto, troppo piccola. Di fatto forse si va verso una Confederazione di Stati Dominanti. In questo senso non trascurerei anche il ruolo dell’ India con i suoi veri alleati.
(Al ridurre della torta, si riducono i convitati!).