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“Navigare necesse”: gli auguri di buon anno di… Benito Mussolini

by La Redazione
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Navigare, mosaico romano a Rimini

Roma, 2 gen – Quello che segue è un editoriale di Benito Mussolini pubblicato sul Popolo d’Italia il 1 gennaio 1920. “Navigare necesse” è un motto tratto dall’esortazione che, stando a quanto riportato da Plutarco, Gneo Pompeo rivolse ai suoi marinai, che non volevano imbarcarsi alla volta di Roma a causa del maltempo.

Tra il vecchio e il nuovo. “Navigare necesse”

Un anno è finito. Un anno incomincia. Un’altra goccia è caduta a perdersi nell’oceano infinito del tempo che non passa, perché siamo noi che passiamo. E i cronisti, in quest’ora che richiama echi sentimentali, si affrettano a ricapitolare, in tutte le manifestazioni salienti delia vita individuale e collettiva, l’anno che fu. Certamente tempestoso è stato il primo anno di pace. La bellicosità innata e immortale, checché si dica dai rammolliti del pacifismo arcadico e arcadicheggiante, si è semplicemente spostata nello spazio e dalle trincee è venuta a manifestarsi nelle piazze e nelle strade delle città.

Tutta Europa, e non soltanto l’Italia, è stata percorsa e scossa dai « bradisismi » sociali. Il movimento continua e il travaglio oscuro e tormentoso dei popoli all’interno e all’esterno non è cessato. Ha delle soste e delle riprese acute; modifica, attenua o esaspera le sue espressioni, ma l’equilibrio psicologico non è ancora dovunque raggiunto. La crisi economica è aggravata da una vera, e propria crisi di nervi. Noi non ci facciamo illusioni. Non entriamo nel 1920 con la speranza che le cose ritorneranno nella normalità.

Anzitutto: in quale normalità? Nuove e fiere lotte ci attendono, poiché molti dei problemi che furono posti devono essere risolti o negati. Comunque, non ci associamo al pessimismo imbelle e nemmeno ci lusinghiamo in un ottimismo panglossiano. L’esame della situazione generale italiana è tale da confermarci al nostro ottimismo basato sulla realtà e sulla nostra volontà. La pace che l’Italia non ha ancora – a quattordici mesi dalla sua vittoria! – e che avrà attraverso un faticoso compromesso diplomatico, qualunque sia, nei riguardi territoriali, non potrà annientare lo « slancio vitale » dal quale sembra animata la nostra nazione. Può, anzi, acutizzarlo, tonificarlo.

Qualcuno si meraviglia della nostra incrollabile fede nell’avvenire del popolo italiano. Si tratta, in genere, di individui affetti da « masochismo » nazionale. Oppure, di persone che vedono soltanto il lato più rumoroso e superficiale dell’attività nazionale e da quello appaiono ipnotizzate. Quella che si chiama «politica » non è che una parte, nella vita complessa di una collettività umana. Al di sotto o al di sopra di quella detta comunemente « politica » ci sono mille forme d’attività – silenziose e ignorate – che avviano un popolo alla grandezza. Al di là e al di sopra degli schiamazzatori parlamentari e comiziaioli, ci sono, in ogni nazione, alcune centinaia di migliaia di persone che «lavorano». Accanto e al di sopra degli Abbo e dei Barberis, ci sono degli uomini che si affaticano su gli alambicchi, che « ricercano» nella materia inerte le fonti vive della ricchezza, che «osano», che trafficano, che navigano, che producono; e quest’ultima parola non va intesa nel gretto senso materialistico delle «cose», ma in quello più alto che abbraccia tutti i valori della vita; il poeta, il musicista, l’artista, il filosofo, il matematico producono e produce anche l’astronomo che dalla sua specola remota segue e scruta gli innumerabili mondi stellari.

I nomi di tutti questi individui non escono quasi mai dal ristretto cerchio della loro scuola, della loro categoria, del loro cenacolo; non corrono sui giornali, se non in occasioni rarissime, ma tuttavia è a questi produttori della materia e dello spirito che le fortune sostanziali e immanenti della nazione sono affidate. Per l’anno nuovo, noi prendiamo, quale parola d’ordine, il motto che prima di essere dell’anseatica Brema, fu di Roma imperiale: navigare necesse. Navigare non soltanto per i mari e per gli oceani. Che l’Italia di domani debba « navigare » va diventando verità acquisita alla coscienza italiana: non la croce vorremmo vedere sullo stemma nazionale, ma un’ancora o una vela. È assurdo non gettarsi sulle vie del mare, quando il mare ci circonda da tre parti. Ci sono anche in questo campo dei «frigidi pessimisti» dall’anima perdutamente e irrimediabilmente libresca, che sollevano delle obiezioni e dei dubbi: poveri di spirito che saranno sorpassati dalla realtà dei fatti. Ma per noi «navigare » significa battagliare. Contro gli altri, contro noi stessi. La nostra battaglia è più ingrata ma è più bella, perché ci impone di contare soltanto sulle nostre forze.

Noi abbiamo stracciato tutte le verità rivelate, abbiamo sputato su tutti i dogmi, respinto tutti i paradisi, schernito tutti i ciarlatani – bianchi, rossi, neri – che mettono in commercio le droghe miracolose per dare la « felicità » al genere umano. Non crediamo ai programmi, agli schemi, ai santi, agli apostoli; non crediamo soprattutto alla felicità, alla salvazione, alla terra promessa. Non crediamo a una soluzione unica – sia essa di specie economica o politica o morale – a una soluzione lineare dei problemi della vita, perché – o illustri cantastorie di tutte le sacrestie – la vita non è lineare e non la ridurrete mai a un segmento chiuso fra bisogni primordiali.

Ritorniamo all’individuo. Appoggeremo tutto ciò che esalta, amplifica l’individuo, gli dà maggiore libertà, maggiore benessere, maggiore latitudine di vita; combatteremo tutto ciò che deprime, mortifica l’individuo. Due religioni si contendono oggi il dominio degli spiriti e del mondo: la nera e la rossa. Da due Vaticani partono, oggi, le encicliche: da quello di Roma e da quello di Mosca. Noi siamo gli eretici di queste due religioni. Noi, soli, immuni dal contagio. L’esito di questa battaglia è, per noi, d’ordine secondario. Per noi il combattimento ha il premio in sé, anche se non sia coronato dalla vittoria. II mondo d’oggi ha strane analogie con quello di Giuliano l’Apostata. Il «Galileo dalle rosse chiome» vincerà ancora una volta? O vincerà il Galileo mongolo del Kremlino? Riuscirà ad attuarsi il «capovolgimento» di tutti i valori, così come avvenne nel crepuscolo di Roma? Gli interrogativi pesano sullo spirito inquieto dei contemporanei. Ma, intanto, navigare necesse. Anche contro corrente. Anche contro il gregge. Anche se il naufragio attende i portatori solitari e orgogliosi della nostra eresia.

Benito Mussolini

Da Il Popolo d’Italia, N. l, l gennaio 1920, VII.

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10 comments

Marco 2 Gennaio 2020 - 10:42

Fu oltre, egli, l’Uomo. E noi saremo oltre, noi, gli Uomini

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SergioM 2 Gennaio 2020 - 10:59

Ad Maiora Ben , dopo 75 anni dal tuo omicidio per mano delle SPIE inglesi , sei più vivo
TU dei miei contemporanei …….
Il testo poi ha 100 anni !!!!! ma pare scritto ieri al netto di riferimenti storici …..

…. Sei sempre con NOI , DUCE ! a NOI !

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Bracco 4 Gennaio 2020 - 12:20

Sicuramente più vivo di Giuseppi o Di Maio.Fra una ottantina di anni questi due figuri saranno ricordati?

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Fabio Crociato 3 Gennaio 2020 - 2:06

Che differenza da certi odierni discorsi melliflui di Capodanno!!

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Roby 3 Gennaio 2020 - 4:40

I suoi auguri se li metta nel culo a testa in giù

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Silvia 3 Gennaio 2020 - 10:06

Insomma il populismo allora come ora. Scrive: “Appoggeremo tutto ciò che esalta, amplifica l’individuo, gli dà maggiore libertà, maggiore benessere, maggiore latitudine di vita; combatteremo tutto ciò che deprime, mortifica l’individuo” e infatti poi si è arrivati alla dittatura ovvero mancanza di libertà, censura, deportazione per coloro che manifestavano idee contrarie, per quelli che hanno organizzato scioperi. La storia dimostra la falsità di questo pseudo-uomo e l’ignoranza di chi lo ha seguito

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Fabio Crociato 4 Gennaio 2020 - 10:46

Non confondiamo il dito con il c…o! Le posizioni che si possono assumere in guerra (e “pre-guerra”, le due guerre mondiali solo i poco accorti le considerano due, distinte), sono purtroppo ben diverse da quelle si assumono in tempo di pace. Non a caso si preferisce la pace! Le contraddizioni fan parte dell’ uomo (leggere G.B. Shaw), e ci sono contraddizioni e contraddizioni… Circa la mancanza di conoscenza (non usare il termine ignoranza, dispregiativamente), di chi segue il potere sarebbe utile che tu, gentile Silvia, ponessi esempi davvero migliori senza nasconderti dietro la fisarmonica democratica. Ti verrebbe fuori una bella ricerca…

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SergioM 4 Gennaio 2020 - 4:39

Silvia , lei dev’ essere MOLTO giovane , ed ha studiato su libri di storia TAROCCATI dai vincitori …
ma documentarsi sarebbe , volendo , semplice …..

Il Cavalier Benito Mussolini NON fu mai un dittatore , ma il Capo del Real Governo per 20 anni ,
il capo dello stato fu sempre il Re , poi divenuto Re ed Imperatore , TUTTE le leggi venivano
controfirmate dal sovrano .

Le serve una prova ? Mussolini fu rimosso in 2 minuti dal sovrano ……ed “arrestato” ?
In realtà venne segregato , si disse , per la SUA sicurezza ….. mai esistito CAPO di IMPUTAZIONE …….

I governi Sabaudi precedenti ed il successivo (governo MILITARE) non furono MAI democratici ….
ed i simpatici “scioperanti” occupavano le fabbriche con fucili e mitragliatrici fornite da Mosca
(mai sentito il nome Stalin ???? o quello di Bava Beccaris ?????)

Mussolini venne visto da TUTTI , PAPA compreso , a parte i Comunisti che stavano a tutti gli altri sulle scatole …. come il pacificatore e l’ Uomo della Provvidenza .

Il titolo di DUCE (condottiero) non fu mai un termine ufficiale , non compare in nessun atto pubblico , ma solo il modo dei Fascisti di chiamare il proprio CAPO .
Fascisti che , se lei pensa alla democrazia ….. erano la MAGGIORANZA ASSOLUTA , quando
tutto andava bene …. un pò come i Socialisti di CRAXI … introvabili DOPO manipulite .

Siamo un popolo di voltagabbana …. Vae victis , l’ errore di Ben fu di allearsi al baffetto austriaco , ma errore perchè la Germania HA PERSO la guerra ……
col senno di poi avrebbe dovuto fare lo gnorri come il Caudillo , quello si DITTATORE di Spagna .

Chi crede abbia promosso per 20 anni Badoglio ????? lo spirito santo democratico ????

Legga BUONI libri di storia e non confonda l’ OGGI con fatti di 100 anni fa , che vanno “contestualizzati” e letti senza pregiudizi .

Le piaccia o no Ben è stato il più grande personaggio storico Italiano , nel bene e nel male ,
paragonabile solo a Garibaldi , che fu solo un capo militare …. non anche :

uno STATISTA ed un politico , un grande scrittore e giornalista , musicista , discreto in vari sport …. e non erano solo lodi di lecchini dell’ epoca ,
Ben è stato grande anche da Socialista , direttore dell’ AVANTI ! , legga cosa ha lasciato scritto , ma senza stupidi pregiudizi .

Ad maiora .

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"Navigare necesse". Cosa scriverebbe il Mussolini giornalista del coronavirus? | Il Primato Nazionale 21 Aprile 2020 - 6:56

[…] la Nazione e combatteva la sua battaglia. Il caso vuole, ed un caso del tutto fortuito, che l’1 gennaio 1920 il futuro Duce firmasse un articolo proprio sul quel giornale che sei anni prima egli aveva fondato e che si avvita perfettamente alla […]

Reply
"Besoins de surf". Qu'écrirait Mussolini à un journaliste du coronavirus? - Berner-Forum 22 Aprile 2020 - 2:03

[…] harangua la Nation et livra sa bataille. L’affaire veut, et un cas complètement fortuit, que le 1er janvier 1920, le futur Duce signe un article précisément dans ce journal qu’il avait fondé six ans plus tôt et qui s’intègre […]

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