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La differenza sostanziale tra pace e pacifismo orwelliano

by La Redazione
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Roma, 4 giu – La guerra in Europa è sottomessa a un potere dal verbo morale assurdo che, nella miglior tradizione della neolingua orwelliana, non solo fa parte del teatro comunicativo della stucchevole e ridicola propaganda bellica, ma è incarnato da figure folli. Per assurdo infatti, nello scenario politico attuale, i peggiori guerrafondai sono proprio i cosiddetti pacifisti, o sarebbe meglio chiamarli pseudo-pacifisti. Viene da pensare a John Lennon, non tanto per la sua fluida e citatissima Imagine, quanto per una sua frase iconica. Riferendosi ad i vari freak, hippie e capelloni vari dalle evidenti tendenze violente proprio durante le manifestazioni contro la guerra – al di là quindi delle belle parole di circostanza sul volemose bene blaterate all’occasione – il cantante dei Beatles disse che combattere per la pace è come fare l’amore per la verginità, cioè una vera idiozia. E di “combattenti per la pace” sembrano essercene come non mai, di questi tempi.

Tra pace e pacifismo orwelliano

Dall’amministrazione statunitense tesa – con le sua solita filastrocca morale in salsa “Dio è con l’America” che ben conosciamo da sempre – a fomentare il fuoco della guerra “giusta” per dare pace al mondo, fino a i vari governanti dei Paesi europei che non si preoccupano di lasciarsi andare a esternazioni di natura geopolitica, culturale ed economica piuttosto gravi (senza peraltro chiedere minimo conto  ai popoli che governano e di cui dicono – almeno sulla carta – di tutelare) quali l’interruzione dei rapporti commerciali con la Russia, l’avvilente divieto menzionare autori antichi o contemporanei russi e via dicendo. In un clima dove il chiedere a gran voce la pace in risposta all’aggressione russa, sembra essere null’altro che politichese al confronto delle scelte reali che invece spingono a far proseguire il conflitto tra Russia ed Europa ancora e con più assurda acredine.

Buoni e cattivi

Si vuole veramente combattere per la pace o per la Nato? Si vuole combattere per la pace o soltanto contro la Russia? Dostoevskij è per caso una minaccia alla pace? I diplomatici non sono forse il miglior tramite per un dialogo costruttivo al fine di ottenere la pace? Bombardare le televisioni con una narrazione a senso unico, in puro stile da propaganda di guerra, esasperando gli eventi e demonizzando il “nemico” è per caso utile al fine di raggiungere la pace tra i vari Paesi coinvolti? Purtroppo sempre di più, in questi giorni di guerra, ci rendiamo conto che la guerra che i finti pacifisti vogliono è soltanto quella guerra che non stabilisce chi ha ragione, ma chi sopravvive (parafrasando B.Russell). Ovviamente nell’ottica di coloro che ragionando con presunzione, incarnando i “buoni” che sopravvivono e i cosiddetti “cattivi” che muoiono, tutto vada per il meglio, come in una classica trama hollywoodiana.

Peccato che in questo caso la guerra sia vera, la guerra non stia avendo come fine la pace, ma nuovi assetti culturali, economici e sociali. Peccato che il conflitto e le vittime del nostro quotidiano in Ucraina non siano più espressione di molteplici eventi passati (importanti da studiare e capire), ma rappresentazione della volontà di chi da una parte chiede la pace e dall’altra continua a chiedere azioni drastiche senza alcuna lungimiranza. Cosa aggiungere quindi? Ai posteri l’ardua sentenza…agli pseudo-pacifisti una nuova coscienza.

Andrea Larsen

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