Roma, 7 ott – In occasione del suo 40esimo compleanno, Roberto Saviano ha concesso una lunga intervista a Simonetta Fiori, pubblicata sul Venerdì di Repubblica con tanto di copertina dedicata al «bardo cosmopolita». Sempre più intento a divinizzare sé stesso, lo scrittore campano ha raccontato la sua infanzia e di come «Roberto» sia infine diventato «Saviano». Il problema è che, in questa retrospettiva, l’autore di Gomorra ha volutamente rimosso un frammento della sua esistenza, che evidentemente trova imbarazzante: il suo passato da fervente «marxista-leninista».
Marxista-leninista in gioventù
A far luce sulla passione giovanile di Saviano ci ha dunque pensato Il Bolscevico, l’organo ufficiale del Partito marxista-leninista italiano (Pmli). In un ampio e dettagliato articolo (pp. 12-13), il settimanale ha infatti ricostruito questa pagina poco nota della vita di Saviano, pubblicando addirittura le lettere e le poesie che lo scrittore, allora adolescente, inviava alla redazione del Bolscevico, con tanto di professioni di fede marxista-leninista. Di più: spunta fuori anche una foto che ritrae Saviano con capelli lunghi e maglietta con faccione di Ernesto «Che» Guevara. Il 17enne Saviano, all’inizio della corrispondenza con il Pmli, si definiva «un ragazzo da sempre impegnato nella lotta di classe e militante della sinistra rivoluzionaria extraparlamentare», di tendenza «guevarista/trotzkista». E, inoltre, prometteva di lottare «con tutte le mie forze per la rivoluzione proletaria e per una scuola libera e gratuita».
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La giravolta di Saviano
Come dimostrano tutte le numerose prove addotte dal settimanale marxista-leninista, «il rapporto col Partito e con Il Bolscevico [fu] tutt’altro che sporadico e superficiale». Si trattò, al contrario, «di un periodo significativo della sua formazione politica e culturale giovanile, negli anni cruciali tra la maturità e il primo anno di università, per cui è incomprensibile che lo abbia espunto dalla sua biografia come se non fosse mai esistito o non avesse avuto la minima importanza». In effetti, l’ardore con cui Saviano professava la sua passione anticapitalista e operaista non rappresenta in sé un grosso problema. Ma probabilmente l’imbarazzo nasce dall’enorme differenza che intercorre tra il «Roberto» marxista-leninista di ieri – che scriveva poesie «ai caduti della classe operaria, morti durante il loro lavoro», vittime delle «logiche di profitto dei governi liberali» – e il «Saviano» globalista di oggi, che con i «governi liberali» ci amoreggia molto volentieri. Una giravolta che, non a caso, Il Bolscevico non manca di rimarcare. Ma del resto, si sa, carmina non dant panem. Né tantomeno un attico a New York.
Valerio Benedetti
5 comments
gli unici a difendere gli operai,i lavoratori base, e a proteggere le persone più deboli della società oggi vengono chiamati “fascisti” degli stessi Saviane.
aggiungerei oggi come oltre 75 anni fa.
Parlare ancora del copiatorei per me è tempo perso.a questo la mafia gli farà una statua .se lo.vevano morto non “‘era attico o scorta che lo.possano difendere se la mafia ri vuole morto. ..Sei morto! Quindi da un copiatore cerebroleso sinistrato di merda ancora si può ranere basiti?è un volta e gabbana come tutta la sinistra cerebrolesa italiana.
Fascisti del cazzo
Questo è il vostro consueto modo di esprimere la totale mancanza di rispetto,anzi il disprezzo,verso chi non la pensa come voi.
Non è affatto strano, e difatti non è la prima volta, che vi troviate d’accordo coi bolscevichi.
L’orientamento politico non è una retta, è un cerchio: gli estremi si toccano e distinguerli diventa quasi impossibile.