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Perché Omero, Dante e Nietzsche rappresentano l’unica salvezza per l’Europa

by Renato Montagnolo
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Roma, 8 mag – Il pamphlet «Il tempio vuoto. Crisi e disintegrazione dell’Europa» di Federico Nicolaci ha la peculiarità di criticare l’attuale Europa dal punto di vista filosofico, più che tecnico-economico. Questo perché, secondo il dottorando dell’Università Vita – Salute San Raffaele di Milano, la crisi attuale è principalmente di natura ideologica. Il pamphlet è fortemente critico verso l’idea funzional-pragmatica dell’Unione Europea, concepita esclusivamente per il buon funzionamento del mercato interno, per il progresso tecnico-scientifico, per l’affermazione delle libertà di movimento delle forze produttive. Il testo mette in risalto come il progetto d’integrazione, che ha preso avvio a partire dal secondo dopoguerra, sia completamente intessuto di fede religiosa nella tecnica: tutti i problemi, siano essi di natura sociale, politica o etica, vengono ricondotti a problemi di natura tecnica. Per questo motivo le classi dirigenti europee non riescono a vedere le cause della crisi profonda dell’Unione Europea, perché mantengono un approccio esclusivamente tecnicistico: non c’è quindi da sorprendersi, secondo il giovane dottorando, che i protagonisti del dramma politico europeo siano, principalmente, gli anonimi tecnici dell’Unione Europea.

In quest’ottica, quindi, la crisi dell’Euro viene considerata una semplice crisi economica, quando in realtà è la crisi di una ben determinata idea di Europa. Di quell’Europa che non ha nessun fondamento culturale e spirituale – prova ne è l‘assenza, nelle banconote dell’Euro, dei simboli della tradizione etica, estetica, filosofica e religiosa d’Europa – e che considera fonte della propria legittimità esclusivamente i benefici materiali: quando questi vengono a mancare, come succede a partire dal 2008, il progetto europeo viene messo in radicale discussione. Questa logica materiale dell’Europa ha i suoi fondamenti nella teoria funzionalista di Mitrany, parente del materialismo storico di Marx, per la quale si deve “sovrapporre alle divisioni nazionali una rete inter-nazionale di attività e di agenzie, in cui e attraverso cui gli interessi e la vita di tutte le nazioni sarebbero stati gradualmente integrati”.

Il saggio di Federico Nicolaci, comunque, non si limita ad una trattazione filosofica del problema, ma individua i tre passaggi ritenuti più critici del progetto d’integrazione europea. In primis viene evidenziato il forte ruolo degli USA nella promozione di questo progetto: per evitare futuri contrasti economici, Truman si fece promotore della “pace economica in Europa” attraverso nuove regole, ridotte tariffe continentali, istituzioni commerciali e ingenti investimenti. Evitare l’emergere di ostacoli al libero commercio in Europa divenne una delle maggiori priorità della leadership americana nel dopoguerra: fu quindi la politica estera americana il primus movens dell’integrazione europea e il collante unico del blocco europeo durante la Guerra Fredda. Altro aspetto che mette ben in evidenza Nicolaci sono le conseguenze del crollo dell’Unione Sovietica: spento il motore propulsivo dell’integrazione europea come argine solido alla diffusione del comunismo, questa rivelò la sua fragilità, logica conseguenza della sua originaria cessione di sovranità in favore degli USA. Terzo e ultimo atto del dramma politico europeo sono le politiche di allargamento verso nuovi stati, politiche che hanno portato a un’ulteriore perdita di coesione dell’Unione Europea: l’accrescimento dell’eterogeneità socio-economica ha, secondo l’autore, incentivato un senso di alienazione tra i cittadini europei. Come se non bastasse, l’improvvisa crisi finanziaria del 2008 ha spezzato il presunto idillio politico-finanziario globale, mandando in frantumi l’apparente solidità dell’Euro e svelando agli occhi di tutti l’inconsistenza del processo d’integrazione.

«Tempio vuoto» si conclude con la denuncia dell’oblio di un’identità europea appiattita sul sapere tecnico-scientifico e della miseria di un’Europa ridotta a servizio dell’economia e della tecnica. Conseguentemente, viene individuata nella filosofia la salvezza dell’Europa: perché l’Europa tornerà a essere sé stessa solo quando sarà finalmente consapevole di sé. Saranno quindi Omero, Socrate, Dante, Hegel, Nietzsche e Gentile la salvezza del vecchio continente. O, almeno, così spera il giovane Nicolaci.

Renato Montagnolo

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