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“Vivere da Europei, di fronte al declino antropologico”: l’importante convegno dell’Institut Iliade

by La Redazione
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Roma, 13 apr – “Di fronte al declino antropologico, vivere da Europei”. E’ questo il titolo dell’importante convegno organizzato a Parigi dall’Institut Iliade. L’Istituto per la lunga memoria europea, fondato in Francia nel 2013 in esecuzione delle volontà testamentarie di Dominique Venner, ha annunciato l’iniziativa definendola “un incontro intellettuale di europei radicati che riunisce tutti coloro che rifiutano di inginocchiarsi”. Proprio quest’anno, per l’esattezza il 21 maggio – giorno peraltro carico di significati sacrali -, ricorre il decimo anniversario del suicidio rituale di Venner.

Vivere da Europei, il convegno dell’Institut Iliade

Il convegno si terrà sabato 15 aprile alla Maison de la Chimie, prestigioso centro congressi internazionale della capitale francese, con la collaborazione della casa editrice fiorentina Passaggio al Bosco. Tra i relatori vi sono quattro italiani: Adriano Scianca, direttore del Primato Nazionale, il professor Mariano Bizzarri e Pierluigi Locchi, figlio del grande filosofo non conforme. L’incontro prevede conferenze, tavole rotonde, creazioni artistiche, video e una mostra. Sarà dunque una giornata ricca di spunti e riflessioni senza alcun dubbio originali.

Di seguito la presentazione dell’Institut Iliade:

“Le nazioni occidentali sono oggi sull’orlo di un vero collasso antropologico. Il declino demografico, il declino delle capacità cognitive riflesso dalla caduta del quoziente intellettivo, il moltiplicarsi delle patologie causate dall’artificializzazione degli stili di vita, l’incapacità di affrontare situazioni conflittuali nonché la moltiplicazione dei disturbi dell’identità sessuale sono i sintomi più evidenti di questo inquietante sviluppo.

Le cause di questo processo sono molteplici: la controselezione generata dal malthusianesimo delle élite e dalla fecondità delle fasce meno istruite della popolazione, derivante in gran parte dall’immigrazione extraeuropea; conseguenze dannose dell’uso massiccio e precoce degli schermi sullo sviluppo cerebrale dei bambini; crollo dell’istruzione; condizionamento delle menti da parte di ideologie sovversive che pretendono di impedire ai popoli d’Europa di basare il proprio futuro sull’eredità di una cultura condivisa; rottura sempre più netta con le realtà naturali; degrado generale dell’ambiente e del cibo. A questi pericoli si aggiungono i deliri degli apprendisti stregoni che sognano di ‘trasformare’ la specie umana liberandola da ogni condizionamento biologico.

L’Occidente rischia di perire, soffocato dalle conseguenze incontrollate dell’estensione del regno della tecnologia e dagli errori del suo modello economico e sociale, basato sul mito del progresso indefinito e della crescita illimitata. Paradossalmente, questa situazione potrebbe portare all’avvento di una vera e propria ‘idiocrazia’, ​​privando gli europei dei mezzi per preservare la loro inventiva scientifica e la loro prosperità, e per affermare il loro potere in un contesto segnato dalla scarsità di risorse energetiche.

Tuttavia, questo declino della civiltà non è inevitabile. I giovani europei devono prepararsi a tempi difficili, che dovranno affrontare con corpi, anime e spiriti temprati. Di fronte all’inerzia generale, è necessario riaffermare l’ideale dell’uomo ‘completo’, rifiutando la pigrizia intellettuale e fisica. Si tratta di garantire la trasmissione della nostra visione del mondo contro ogni risentimento deleterio. È importante soprattutto ripristinare all’interno della Città un ethos comune, che consenta di fondare l’esistenza sul fondamento delle realtà naturali, esprimendo al contempo la vocazione dei nostri popoli a coltivare l’eccellenza, per poi plasmare liberamente il proprio spazio geopolitico”.

La Redazione

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