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Alitalia cede a Etihad le rotte su Londra. E’ questo il nuovo corso?

by Filippo Burla
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Alitalia slotRoma, 7 gen – Alitalia ha annunciato di aver concluso l’accordo per la cessione di cinque slot su Londra Heathrow al suo azionista di riferimento, l’emiratina Etihad Airways. Una mossa già prevista negli accordi con i quali il vettore di Abu Dhabi è entrata nel capitale dell’ex compagnia di bandiera italiana, ma che fa sorgere più di qualche dubbio sulle reali possibilità di vedere una ripresa in grande stile del tricolore sui cieli.

Gli slot sono dei “diritti” acquistati (a prezzi notevoli) dalle compagnia aeree che danno la possibilità, in predeterminate fasce orarie, di decollare e atterrare da un certo aeroporto. Più slot in dotazione, più frequenze saranno possibili da quello scalo. Alitalia ne aveva a disposizione cinque su Heathrow, dopo averne ceduti – il principale aeroporto di Gran Bretagna è l’unico caso in Europa nel quale è ammessa la compravendita – tre nel 2007 e altrettanti nel 2012. Una mossa naturale quella del progressivo disimpegno, dato che le rotte intraeuropee sono ormai cannibalizzate dalle compagnie low cost. Disimpegno che non dovrebbe però significare abbandono: cedendo gli ultimi cinque slot Alitalia sembra invece rinunciare alla capitale londinese. O forse peggio, perché alla cessione si affiancherà il riaffitto: Alitalia vende le rotte a Etihad, la quale a sua volta le concederà in uso alla prima, che pagherà profumatamente questo diritto per poter continuare ad operare con i voli attualmente in programma.

Al di là del fattore economico, c’è anche un aspetto contrattuale da non sottovalutare. La cessione e affitto degli slot sarà infatti valida sin quando l’accordo Alitalia-Etihad terrà. Qualora quest’ultimo dovesse rompersi, Alitalia vedrà compromessa – e l’avrà fatto da sola – la possibilità di poter volare su Londra. Fantascienza? E’ vero che Etihad detiene il 49% di Alitalia ma le difficoltà, i passivi monstre coperti solo dal recente (e non si sa quanto duraturo) calo del prezzo del petrolio, insieme alle dimissioni dell’ad Silvano Cassano che malcelano gli attriti interni non danno alcuna granitica certezza sul futuro.

Filippo Burla

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