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Il bluff del libero mercato: così Cina e Usa bloccano le importazioni dall’Europa

by Carlo Maria Persano
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Cina Usa, importazioni

Roma, 3 dic – Alla faccia del tanto decantato – da loro – libero mercato: Cina e Usa se ne fregano degli accordi globali. Ricordiamo brevemente cosa vogliono dire gli accordi della World Trade Organization (Wto). Sono gli accordi della globalizzazione negli interscambi commerciali con l’impegno da parte di tutte le nazioni aderenti ad eliminare i dazi sulle merci scambiate e a eliminare ogni forma di sostegno commerciale ai propri produttori da parte dei singoli
governi. Insomma, ci si scambia tutto in un libero mercato globale,
senza imbrogli sul valore dei prodotti. Di per sé, è già assurdo aver pensato di farsi invadere dai prodotti provenienti da Paesi che sfruttano manodopera a basso costo, ma il colmo è stato vedere la serie di imbrogli sottostanti, tali da rendere sempre più finta la pagliacciata di un mercato libero.

Cina e Usa, quando il libero mercato è un astuto bluff

Da decenni è così, oggi abbiamo solo le ultime perle di questi inganni
continui verso l’Italia e l’Europa. La prima notizia riguarda la Cina, la quale, fregandosene altamente degli accordi Wto, sta bloccando le importazioni nell’agroalimentare che infastidivano le imprese cinesi. Già bloccate le importazioni di mais per un 27,55%, quelle di latte per un 17,3% e quelle di suini per un 49%, “incentivando la produzione locale che è tornata profittevole”. Volumi mastodontici, alla faccia del libero mercato. La seconda notizia arriva dagli Usa dove nell’ambito dell’Inflaction Reduction Act, il Congresso ha stanziato 370 miliardi con la scusa di finanziare le tecnologie ecosostenibili, a cominciare dall’industria dell’auto. Alla faccia del Wto che metteva in discussione i sostegni alle industrie nazionali.

La timida reazione europea

A questo punto, direte: “Adesso la Ue si farà sentire e metterà a
posto sia Cina che Usa”. Solo qualche timido commento da parte del vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombroskis: “Quello che
chiediamo è equità. Vogliamo e ci aspettiamo che le aziende e le
esportazioni europee siano trattate negli Stati Uniti allo stesso modo
in cui le aziende e le esportazioni americane sono trattate in Europa”. Ma come, la grande Germania non protesta a nome di tutti noi? Non traina la Ue contro questa palese violazione dei patti? Sentite il commento di Jakob Kirkegaard del German Marshal Fund: “L’ultima cosa da fare in questo momento, la cosa più stupida che possiamo fare, è iniziare una guerra commerciale. Penso invece che l’obiettivo potrebbe essere agire in maniera mirata e circoscritta, per consentire un uso più indulgente delle sovvenzioni in Europa”.

Ovvero, pazienza se gli accordi Wto diventano carta straccia a seconda della convenienza, tanto adesso ci pensa il governo tedesco a sovvenzionare di nascosto le aziende tedesche e a mettersi d’accordo con cinesi e americani sulla pianificazione di un interscambio occulto. Come ha fatto il mese scorso contro caro energia, con un finanziamento fino a 200 miliardi di euro al Fondo di stabilizzazione economica miliardi. Adesso sì che i prodotti tedeschi saranno competitivi. E l’Italia? Guai se prova a sovvenzionare una sua azienda senza il permesso di Dombrovskis.  Come fare per uscire da questo inganno continuo? Semplicemente gli accordi Wto andrebbero rinegoziati o aboliti.

Carlo Maria Persano

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1 commento

fabio crociato 4 Dicembre 2022 - 8:36

Senza contare poi la questione certificazioni e brevetti, ostacolanti e costosi ad hoc.

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