FIRENZE, 9 Dic – Nell’Italia del terzo millennio, paese dei paradossi, tutto è possibile. Perfino che gli italiani si trovino nella condizione di pagare meno tasse pur pagandone di più. Tutto questo sembrerebbe senza senso, se non fosse appena uscita l’analisi del CGIA riguardo le prefisioni fiscali per il 2014. Nel prossimo anno, secondo il prestigioso istituto, la pressione fiscale diminuirà di un (poco esaltante) 0,1%. Nonostante ciò, tuttavia, gli italiani pagheranno più di sette miliardi di euro in più di nuove tasse. Se in un primo momento tutto cio’ puo’ sembrare un paradosso, in realta’, visti i dati presentati il 29 ottobre scorso dal ministro Saccomanni nell’ audizione tenutasi presso le Commissioni riunite di Camera e Senato, le cose andranno proprio in questo modo a meno che il Parlamento non le modifichi in sede di approvazione del disegno di legge sulla Stabilita”’.
“Nel 2014 la pressione fiscale si attestera’ al 44,2%” osservano gli artigiani “0,1 punti in meno rispetto al 2013: ricordando che la pressione fiscale e’ data dalla somma tra la pressione tributaria e quella contributiva.” “Se la diminuzione della pressione contributiva interessera’ solo gli occupati, l’ aumento di quella tributaria” segnala il Segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi ” ricadra’ su tutti i cittadini, penalizzando soprattutto i pensionati e coloro che non lavorano. Purtroppo, questi ultimi non potranno beneficiare della contrazione del carico contributivo”. In pratica: in termini assoluti il fisco sarà un tantino più “morbido” con gli italiani, quantomeno evitando di inasprire ulteriormente il carico che grava sulle spalle dei contribuenti. Tuttavia nelle previsioni del Ministro Saccomanni le entrate nelle casse dello Stato aumenteranno di oltre 17 miliardi di euro. Undici miliardi saranno riconducibili alla crescita nominale del Pil che trascinera’ verso l’ alto il gettito di imposte, tasse e tributi, gli altri sei, invece, graveranno sulle tasche di tutti noi a seguito dell’ aumento dell’ Iva avvenuto a partire dallo scorso primo ottobre (+ 3,17 miliardi di euro). Altri fattori saranno la diminuzione della deduzione forfetaria dal 15 a 5 per cento in capo ai locatori (627 milioni di euro); l’incremento del gettito Iva dovuto allo sblocco dei pagamenti della Pubblica Amministrazione (600 milioni di euro); il ritocco all’insu’ delle accise sui carburanti, sul vino, sulla birra, etc. (284 milioni); l’incremento dell’Iva sugli alimenti e le bevande in vendita presso i distributori automatici (104 milioni di euro); di altri 1,108 miliardi di euro di maggiori entrate nette ”introdotte” dal disegno di legge sulla Stabilita’, cosi’ come approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nelle settimane scorse. Pertanto, nel 2014 la pressione tributaria salira’ al 30,5 per cento, 0,2 punti in piu’ del valore raggiunto quest’anno.
In sostanza, dei 17 miliardi che si aggiungeranno alle entrate dello Stato, 11 saranno “indolori”, cioè prodotte dall’aumento del reddito, secondo il principio del “più si produce ricchezza, maggiori sono le entrate”. Gli altri sei invece saranno vere e proprie mazzate per i cittadini, in quanto originate da precise disposizioni normative gravanti sulle famiglie: ”Se la diminuzione della pressione contributiva interessera’ solo gli occupati, l’aumento di quella tributaria” segnala il Segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi “ricadra’ su tutti i cittadini, penalizzando soprattutto i pensionati e coloro che non lavorano. Purtroppo, questi ultimi non potranno beneficiare della contrazione del carico contributivo.”
Francesco Benedetti