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Anche con Renzi, comanda sempre l’Ue

by Filippo Burla
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UpkPfA5XLjg46bSSOtb3k4JyRUX0TSm6tHfOu+72FUw=--Roma, 14 mar – «Il Governo italiano rispetta tutti gli impegni che ha con l’Europa», ma «il più grande impegno è cambiare per far tornare l’Europa vicina ai cittadini». Queste le parole di Matteo Renzi: un modo per non affrontare la questione, sancendo che sarà sempre Bruxelles a impostare la linea e rinviando ad un futuro prossimo, ma ancora da venire, l far pesare che «l’Europa abbia più bisogno dell’Italia di quanto l’Italia ha bisogno dell’Europa».

Dalle parti della Commissione europea non hanno perso tempo, subito è infatti arrivata l’approvazione delle misure adottate (meglio: annunciate) in Consiglio dei ministri. Con una postilla, a firma Olli Rehn: l’importanza di rispettare i vincoli. Primo fra tutti il pareggio di bilancio strutturale, l’ormai noto rapporto del 3% deficit/Pil. Le previsioni per l’anno in corso puntanto ad un 2.6%, dando così l’opportunità di sfruttare un margine di manovra di almeno una decina di miliardi. Questo a livello preventivo, ma negli ultimi anni le correzioni sono sempre state all’ordine del giorno e costantemente riviste al ribasso. Non è quindi escluso che la percentuale indicata sia al momento una speranza e nulla di certo in più.

Il problema nasce dal fatto che quello 0.4% “residuo” sembra poter essere una leva sulla quale agire per reperire i fondi necessari al finanziamento delle varie riduzioni di Irpef e Irap che per ora restano sulla carta. Risorse sulle quali Renzi ha solo puntato con forza, senza specificare dove e come reperirle: «Certo che i soldi ci sono, il punto è dove si mettono», ha affermato ospite di Bruno Vespa. Puntare su spending review, prelievi di solidarietà e tagli generici può essere rischioso: la revisione della spesa è in atto da almeno quattro decenni (correva l’anno 1971, ministro del Tesoro Mario Ferrari Aggradi, Dc) senza aver prodotto che frazioni di risparmio rispetto a quanto promesso, i prelievi forzati su pensioni e stipendi d’oro possono al massimo essere una tantum e la riduzione di consulenze e auto blu è ormai la classica leva che parte dagli annunci senza mai giungere a conclusione. Considerando che la riduzione degli interessi sul debito per effetto del calo dello spread potrà essere “incassata” solo a consuntivo, la via senza dubbio più percorribile è quella di trovare le coperture avvicinando il tetto del 3%. Con il concreto di rischio di sforare nuovamente, conseguenze del caso comprese.

Questo mentre da Bruxelles e invero anche dal ministro dell’Economia Padoan si spinge per un’inversione di rotta verso il pareggio a tutti i costi, pur del tutto illogico -dato che politiche di sviluppo e crescita sono sempre caratterizzate da necessari squilibri di bilancio- ma al quale restiamo comunque obbligati. Sono le parole dello stesso premier a confermarlo: fin quando sarà l’Italia a voler restare nei vincoli pur esecrati dall’ex sindaco di Firenze che vorrebbe «far tornare l’Europa vicina ai cittadini», i vincoli resteranno saldi al loro posto.

Filippo Burla

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