La riduzione dei senza lavoro non basta più, dato che il calo é dovuto principalmente a nuovi occupati precari. Rientrano in questa tipologia oltre 200mila italiani, che vanno a migliorare la statistica dei disoccupati senza che a ciò consegua un incremento qualitativo delle condizioni di lavoro. “Di fronte al calare della disoccupazione, si assiste a una impennata dei lavoratori precari”, spiega Maria Concetta Cammarata, vicepresidente Unimpresa. “E’ uno scambio – prosegue – inaccettabile. Quale futuro diamo alle generazioni che verranno? Il lavoro è la base per la vita, della dignità della persona, ma questa situazione lo sta mortificando”.
La conferma arriva dagli occupati in difficoltà economica: erano 6,14 milioni nel 2015, sono diventati 6,4 l’anno scorso. Un aumento del +3,26% che evidenzia drammaticamente come anche chi ha un lavoro non sia esente dal rischio povertà.
Filippo Burla