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L’economia ai tempi del terrore: ecco perché accettiamo tutto

by Salvatore Recupero
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urlomunch[1]Roma, 16 nov – Per i mercati, oggi, doveva essere una giornata importante. Infatti, la Banca Centrale Europea comunicherà, a metà mattinata, gli ultimi dati sull’inflazione e in Turchia si concluderanno i lavori del G20.  Ma, qualcosa ha ribaltato il tavolo. Venerdì scorso, la Francia è stata colpita al cuore. Diversi attentati terroristici che hanno provocato  circa centotrenta morti e più di trecento feriti.

Oggi, dunque, gli operatori di Borsa cercheranno di capire come la strage di Parigi influenzerà i titoli più importanti. L’evento potrebbe comportare una certa volatilità al ribasso per l’euro dettata più dall’emotività degli operatori che da fattori macroeconomici. Non è escluso che un impulso ribassista possa provocare una reazione a catena e generare movimenti ribassisti anche forti.  L’instabilità nei listini europei la farà da padrona. A gettare benzina sul fuoco anche i dati sull’inflazione nell’Eurozona.

E poi non dimentichiamoci del G20. Ieri ed oggi ad Antalya in Turchia, le maggiori economie del mondo si sono date appuntamento per confrontarsi sui temi più urgenti: crisi siriana ed emergenza rifugiati. Le stragi di Parigi hanno cambiato il calendario dei lavori. Ora tutti si accorgono della pericolosità dell’Isis. Il presidente siriano Bashar Assad ha, perfettamente, ragione a dire che: “In Francia ieri è successo qualcosa che in Siria avviene da cinque anni”. Chi semina vento raccoglie tempesta. Purtroppo, come sempre a farne le spese sono ignari cittadini.  Dal G20 arriverà la solita promessa: “Da oggi nulla sarà più come prima”. Infatti, probabilmente subiremo controlli più pervasivi. Questo, però, non sempre basta. Nonostante un controllo globale e capillare degno della Stasi (la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Germania Est) i terroristi utilizzano i social network per rivendicare l’attentato. La spettacolarizzazione del terrore raggiunge il suo apice. Davanti a certe situazioni sembra sempre di assistere ad un reality.

Tornando a parlar del vil denaro, è bene sottolineare come queste stragi non avranno effetti solo sulla sfera macroeconomica. Il terrore ha un impatto diretto sulla vita quotidiana. I dati che emergono per esempio da uno studio dell’Università La Sapienza sono sconvolgenti: “Un lavoratore su tre è ansioso, circa dodici milioni di italiani ricorrono ad ansiolitici”.  Non servono le bombe per renderci fragili, perché già lo siamo.

Ma cosa teme di più l’italiano medio? Vediamolo brevemente. I vecchi temono che i giovani possano sottrargli il lavoro, questi ultimi non riescono ad accedere al mercato del lavoro. Per non parlare di chi per paura di esser sostituito da un immigrato accetta qualsiasi condizione contrattuale e salariale. La paura ci rende inerti e succubi.

Vediamo ora come questo panico viene sfruttato dal legislatore. Un provvedimento su tutti: il Jobs Act. Giudichiamo questa legge dai primi risultati che ci vengono forniti dall’Istat. Circa una settimana fa l’Inps ha trasmesso i dati sulle assunzioni stabili registrate nel 2015 a seguito dell’entrata in vigore del Jobs Act. I numeri dovrebbero farci saltare tutti di gioia: circa 340mila assunzioni a tempo indeterminato in più rispetto allo scorso anno. A dichiararlo è stato l’Inps, nell’ultima edizione dell’Osservatorio sul Precariato. L’Italia con il segno più di Renzi diventa realtà. Ma rimangono alcune cose da chiarire.  Ad incentivare la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti stabili sono stati gli incentivi previdenziali dati dal Governo. Infatti, le stabilizzazioni sono iniziati prima che fossero emanati i decreti attuativi. In Italia, però, a detta dell’Inps il famoso segno più riguarda anche il numero dei contratti a tempo determinato: nei primi nove mesi del 2015 ci sono state oltre 2,61 milioni di assunzioni a tempo determinato, circa 19mila in più rispetto allo stesso periodo del 2014 e quasi 200mila in più sul 2013”.

La ciliegina sulla torta è senza dubbio rappresentata dal boom dei voucher. L’Osservatorio sul Precariato dell’Inps ha inoltre rilevato che nel 2015, i voucher (buoni del valore unitario di 10 euro con cui vengono solitamente pagati i lavoretti saltuari e precari): “Nei primi nove mesi del 2015, quindi nel periodo tra gennaio e settembre, sono stati infatti utilizzati ottantuno milioni di voucher, il triplo rispetto al 2013 e il 70% in più rispetto a quelli utilizzati nel 2014”. Sull’incremento dell’utilizzo dei voucher si era espresso anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che aveva definito i buoni lavoro come l’ultima frontiera del precariato. Sempre più spesso infatti i voucher vengono utilizzati impropriamente per sostituire altre forme contrattuali.

L’economia, dunque, ai tempi del terrore ci porta ad accettare tutto per paura di non aver nulla. Questo discorso vale sia per i salariati che per gli imprenditori o per i piccoli professionisti. Le partite Iva, per esempio, accettano gli studi di settore (parametri che consentono di stimare i ricavi o i compensi che possono essere attribuiti al contribuente). Ossia, pur di non aver il controllo del fisco, preferiscono pagare più di quanto dovrebbero sulla stima di guadagni presunti. Il terrore, dunque, non riguarda solo gli attentati dei fondamentalisti ma è  una chiave di lettura per capire una società impaurita e debole. Ma la soluzione ci sarebbe, anzi c’è.

Si chiama comunità. Ossia, il senso di appartenenza ad una comunità di destino rende l’uomo capace di affrontare le paure più diffuse.

Salvatore Recupero

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