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L’eterno dilemma: salvare i risparmiatori o salvare le banche?

by La Redazione
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salvare banche

Roma, 1 gen – Il caso della Popolare di Bari, ultimo in ordine di tempo, ma non di certo in assoluto, ripropone il tema dei salvataggi delle banche da parte dello Stato. Opportuno approfittare dell’occasione per alcune riflessioni in materia.

Una banca, intesa come filiale o come gruppo, che ha depositi per supponiamo 100 milioni di euro, presta mediamente per multipli di essi, ovvero i prestiti concessi dalla banca sono di gran lunga superiori ai depositi. Quando la banca non è in grado di riavere parte dei soldi che ha prestato, fallisce, come una qualsiasi ditta che non è in grado di rientrare delle spese.

Salvare i risparmiatori di quella banca significa che lo Stato spende 100 milioni di euro per rimborsare i malcapitati. Ci si riferisce a quelli che hanno denaro contante sul conto oppure obbligazioni della banca stessa (con l’eccezione delle obbligazioni subordinate). Dopo di che…la banca fallisce per conto suo in quanto lo Stato non gli rimborsa (e a ragione) i soldi che ha incautamente prestato. Salvare invece, insieme ai risparmiatori, anche la banca significa che lo Stato, oltre ai 100 milioni di euro per salvare i depositi dei clienti, salva anche la banca rimborsandola (con i soldi dei contribuenti) per cifre che l’istituto ha prestato a debitori insolventi.

È evidente che si tratta di due situazioni diverse, ma c’è dell’altro. Capita spesso, infatti, che i crediti insoluti vengano in parte da prestiti fatti ad amici o amici degli amici e questo chiude il circuito: soldi dei risparmiatori – prestiti ad amici insolventi – intervento dello Stato che (con i soldi dei contribuenti) salva risparmiatori, banche e…amici delle medesime.

Ecco quindi il quadro completo. Le banche prestano ad amici, gli amici non ripagano i prestiti e lo Stato (cioè i contribuenti) salva tutti insieme ai risparmiatori, il pretesto sociale per tutta l’operazione.

Un’ultima osservazione. Tempo fa, un impiegato di una di queste banche, mi disse: “Per avere un prestito di 2.000 euro un artigiano deve sudare sette camicie e dopo che lo ha avuto, gli stiamo con il fiato sul collo tutti i giorni, mentre si prestano allegramente e senza problemi milioni o decine di milioni di euro a società già in difficoltà”.

Pierpaolo Pelò

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1 commento

Fabio Crociato 1 Gennaio 2020 - 12:45

Uno stato che lascia fare alle banche quello che fanno non è uno Stato!!
Tra formiche e cicale, non mi pare arduo capire e scegliere…

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