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Siamo fuori dalla recessione. Ma a carissimo prezzo

by Filippo Burla
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crescita ItaliaRoma, 25 set – L’agenzia di rating Standard&Poor’s certifica che l’Italia ha agganciato di nuovo il treno della crescita. “Dopo tre anni e mezzo, finalmente l’economia italiana si sta muovendo fuori dalla recessione”, si legge nel rapporto periodico stilato dai tecnici dell’agenzia.
Una buona notizia, non fosse che nasconde alcune problematiche che rischiano di buttare gambe all’aria quel (poco) fatto sino ad ora. I principali dubbi sono infatti sull’andamento di lungo termine, per il quale sono i consumi e i redditi a gettare le basi. Con riferimento ai consumi si legge che “nonostante i consumatori italiani abbiano ricevuto gli stessi benefici, la crescita delle spese è rimasta inferiore alle altre maggiori economie”. Il riferimento è ad esempio agli 80 euro del bonus Irpef, pressoché azzerato da altre forme mascherate di prelievo. Il Pil pare crescere, insomma, ma gli italiani ancora si rifiutano di comprare.
E come mai? Perché per tornare a saggi positivi di crescita, vista la rigidità della moneta, abbiamo dovuto ricorrere alla svalutazione interna. E questo significa deflazione salariale. Vale a dire che gli stipendi non crescono. Anzi, rispetto al Pil reale addirittura calano. Secondo Eurostat, nel secondo trimestre 2015 l’indice del costo del lavoro ha segnato in Italia -0.2%. Facciamo peggio di Germania (+3.4%), Eurozona (+1.9%) ed Unione Europea (+2.1%), mentre sotto di noi si collocano solo Cipro e Grecia, rispettivamente a -1.2% e -2.9%.
Ecco spiegato perché la domanda interna non salirà, almeno nel breve periodo: senza salari, niente ripresa. Rimane a questo punto la sola domanda estera, la quale però è legata alle politiche monetarie. Il tanto atteso Quantitative easing non ha, nonostante le speranze, contribuito – se non inizialmente – ad abbassare in misura sensibile il tasso di cambio. Ne risulta che le esportazioni crescono sì, ma non abbastanza per compensare il calo interno.
Filippo Burla

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2 comments

Claudio Avezza 26 Settembre 2015 - 12:52

Ma non si era appurato che Standard&Poors viene usato come strumento coercitivo a comando di Washington? Tempo di elezioni e il pd braccio destro della massoneria finanziaria deve vincere. Aspettiamoci molte buone notizie condite di numeri poco attinenti alla situazione reale. Vai con lo show!

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Alessandro 27 Settembre 2015 - 2:28

Fatemi capire: Con la moneta unica l’unico modo per tornare competitivi come prima è svalutare il salario dei lavoratori. L’azienda così ci paga meno in modo da poter competere coi nostri nemici europei, ma allo stesso tempo pagandoci meno distrugge la domanda interna perché abbiamo meno soldi da spendere. Se spendiamo meno, produciamo meno. Se produciamo meno abbiamo meno lavoro. Se abbiamo meno lavoro abbiamo ancora meno soldi da spendere. Il succo è questo? La soluzione è uscire dall’Euro e svalutare la nostra moneta liberamente, ma la soluzione non piace ai nostri nemici tedeschi. Siamo governati da un popolo di corrotti. So che uscire dall’Euro è un miraggio e che sarà impossibile, in primis perché è il nostro governo a non volerlo fare (vai a capire perché). Ah….che bella l’Italia corrotta degli anni 80 con Craxi e la DC….almeno si lavorava….

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