Le cifre ufficiali parlano di 4500 immigrati che vi hanno trovato rifugio, ma sarebbero almeno 7000, tenuti a bada da un migliaio scarso di poliziotti. La gran parte di loro sono “migranti economici”, ovvero immigrati irregolari, che non rientrano nei criteri per la richiesta d’asilo. L’Eurotunnel è presidiato con attenzione, ma gli immigrati assaltano i camion diretti verso l’Inghilterra già molto prima. Non mancano i solerti “No Border”, che danno una mano agli immigrati a passare illegalmente le frontiere.
“Ciò che accade al campo è sconvolgente”, dice un ufficiale di polizia a Le Figaro. “Le nostre unità – prosegue – vi intervengono raramente in profondità. Ci si limita a delle operazioni di chiusura delle attività clandestine, che riaprono appena la polizia volta le spalle. È impossibile sapere se uno jihadista venuto dal Belgio, per esempio, vi si nasconde. In pieno stato di emergenza, questo accampamento costituisce un punto cieco per la sicurezza nazionale”. Il clima, nella tendopoli, è agghiacciante: nella notte tra 25 e 26 luglio un etiope di 37 anni è stato accoltellato a morte durante una rissa tra etiopi, sudanesi, eritrei e afghani. Il 26 maggio uno scontro tra afghani e sudanesi ha fatto 40 feriti. Ci si chiede cosa si aspetti a sgomberare questa polveriera, ma solo Hollande potrebbe dare l’ordine. Finora, a Calais nessuno lo ha ancora visto.
Giorgio Nigra
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