Home » 9 maggio, parata senza vittoria: una festa mesta a Mosca

9 maggio, parata senza vittoria: una festa mesta a Mosca

by Eugenio Palazzini
1 commento
mosca parata, russia

Roma, 9 mag – Quale festa a Mosca? Quale vittoria? E’ il 9 maggio e la Piazza Rossa è addobbata come ogni anno, all’occorrenza, ma stavolta non sembra proprio esserci un’aria radiosa. Va in scena una parata che è tutto un tintinnar di galloni arrugginiti, drappi scarlatti, falci e martelli spuntati, qualche immagine di Stalin. Sfilano anche i T-55, carri armati commissionati per la prima volta dall’Armata Rossa nel lontano 1948. Simboli retrò di un passato che sembra non passare mai, a Mosca più che nel resto della Russia. Sì perché in molte città di quella che fu l’Unione sovietica, le parate quest’anno sono state cancellate o svolte a ranghi ridotti.

Parata del 9 maggio a Mosca. C’era una volta la Grande guerra patriottica

Per ragioni di sicurezza, ufficialmente, al Cremlino non sembrava proprio una saggia idea porre troppa enfasi sulla vittoria di settantotto anni fa. E così, “alla luce della situazione attuale”, a Kursk non c’è stata alcuna sfilata. Commemorazioni classiche evitate pure a Bryansk, Krasnodar e Sochi. E nella stessa capitale russa, oggi non si è svolta la cosiddetta marcia del Reggimento immortale, ovvero la sfilata di cittadini russi con le fotografie dei parenti morti durante la seconda guerra mondiale. Un’iniziativa nata nel 2011 e d’un tratto eliminata, o forse soltanto rimandata al prossimo anno, chissà. C’è sempre il “rischio” che qualcuno provi a mostrare le foto dei parenti morti in Ucraina.

Correva l’anno 1965 e il 9 maggio nell’allora Urss divenne d’un tratto la giornata della Vittoria, istituita ad hoc per festeggiare la capitolazione della Germania in quella che in Russia chiamavano e continuano a chiamare Grande guerra patriottica. Ma oggi è diverso, oggi in Russia è come se si volesse festeggiare senza festeggiare, paradossale effetto del pantano ucraino. Oggi che la guerra si è trasformata in “operazione militare speciale” – in quella che il Cremlino continua a considerare appendice della Russia -, oggi che la vittoria è uno spettro triste che si aggira incerto, zoppicante, tra una dichiarazione roboante, un breve discorso di Putin e un’ansia di prestazione. Appare così surreale, al limite del grottesco, vedere le truppe russe che non riescono a prendere il controllo di una piccola città ucraina come Bakhmut, mentre altri soldati sulla Piazza Rossa ricordano i successi del passato.

Eugenio Palazzini

You may also like

1 commento

Germano 9 Maggio 2023 - 11:45

Che i criminali occidentali che fanno questa guerra non riconosca la sconfitta, non vuol dire che la Russia non abbia già vinto.

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati