Roma, 28 ago – Le forze di sicurezza libiche hanno arrestato, il 26 agosto, l’“Imam” di una delle moschee legate all’Isis libico. L’operazione finalizzata a contenere l’insorgenza terroristica nel paese ha però rivelato uno sconcertante colpo di scena. Infatti, interrogato dalle autorità, il sedicente Imam Abu Hafs ha confessato di essere un agente del Mossad israeliano e dai primi risconti degli inquirenti sarebbe emerso come in realtà egli risponda al nome di Benjamin Efraim, un cittadino israeliano che opera in una delle unità speciali del Mossad che conducono operazioni di spionaggio nei paesi arabi e islamici.
Secondo l’intelligence libico la spia israeliana avrebbe iniziato la sua carriera in Libia, guidando un gruppo affiliato dell’Isis di 200 membri e si poi sarebbe trasferito a Bengasi sotto la veste di predicatore. Quando il movimento terroristico di Daesh (Isis) ha attaccato l’Iraq e conquistato Mosul tre anni fa, numerose fonti hanno parlato del ruolo di agenti del Mossad quali supervisori dei miliziani del gruppo terroristico. Inoltre ultimamente molti report si stanno concentrando sulla ridefinizione delle gerarchie interne dell’Isis, alla luce di una probabile o possibile morte del leader, fino ad oggi in carica, Abu Bakr al-Baghdadi, il Califfo.
Dalle fonti note sappiamo che il leader dell’Isis in Libia, Jalalulddin al-Tunisi ed il suo “pari grado” in Siria, Tarad Muhammad al-Jarba meglio noto con il nome di Abu Mohammad Al-Shimali, sarebbero in lizza per una eventuale successione al vertice. Secondo lo United States Department of State Rewards for Justice Program, Al-Shimali, cittadino saudita anche se nato in Iraq, “è il leader del Comitato Immigrazione e Logistica dell’ISIL (Isis) ed è responsabile di facilitare il viaggio di combattenti terroristici stranieri principalmente attraverso Gaziantep, in Turchia e successivamente verso l’ISIL – Al-Shimali e il Comitato Immigrazione e Logistica coordinano le attività di contrabbando, i trasferimenti finanziari e il movimento della logistica in Siria e Iraq da Europa, Nord Africa e Penisola araba”. Sarebbe coinvolto inoltre negli attacchi di Parigi nel 2015 e sulla sua testa pende una taglia da 5 milioni di dollari.
Alberto Palladino