Roma, 21 giu — Laurel Hubbard sarà il primo atleta trans a gareggiare ai Giochi Olimpici di Tokyo nel sollevamento pesi. Hubbard, 43 anni e biologicamente maschio, scenderà in campo nella categoria dei pesi massimi femminili il 2 agosto in rappresentanza della Nuova Zelanda.
L’atleta trans Hubbard gareggerà contro le donne
L’atleta, che prima di aver completato la sua transizione a «donna» aveva disputato tornei nelle categorie maschili senza particolari successi, da anni fa man bassa di premi nelle categorie femminili. Questo perché — e lo diciamo sapendo che i paladini dei diritti Lgbt pesteranno i piedi e si tapperanno le orecchie per non sentirlo — Hubbard è un uomo: la sua struttura muscolare e scheletrica sono tipiche dei maschi che hanno completato la pubertà e sono in grado di schiacciare qualsiasi donna che decida di competere contro di lui nella sua stessa categoria. Da oggi l’atleta possiede i requisiti per partecipare ai Giochi Olimpici, grazie alle linee guida stabilite nel 2015 dal Comitato Olimpico Internazionale per la partecipazione degli atleti trans alle categorie femminili.
Hubbard, che ha vinto l’argento ai campionati del mondo 2017 e si è classificato sesto all’edizione 2019 dopo essersi ripreso da un grave infortunio al braccio ai Giochi del Commonwealth 2018, si è detto felice di essere stato selezionato. E ci mancherebbe: ha praticamente la strada spianata per fare razzia di medaglie olimpiche nel nome dei diritti Lgbt.
La linee guida
Secondo le linee guida del Comitato Olimpico Internazionale, gli atleti che completano la transizione da maschio a femmina possono competere nella categoria femminile senza richiedere un intervento chirurgico per la rimozione dei testicoli. A condizione, però, che il loro livello totale di testosterone nel sangue rimanga al di sotto di 10 nanomoli per litro per almeno 12 mesi.
Tuttavia, è noto e dimostrato che chi raggiunge la pubertà maschile conserva vantaggi significativi in termini di potenza e forza. Anche dopo aver assunto farmaci per sopprimere i livelli di testosterone. Hubbard ha vissuto come un maschio per 35 anni e non ha mai gareggiato nel sollevamento pesi internazionale. Tuttavia, dopo la transizione ha fatto incetta di titoli.
L’amministratore delegato del Comitato Olimpico della Nuova Zelanda, Kereyn Smith, ha dichiarato che Hubbard è benvenuto nella squadra neozelandese. «Abbiamo una forte cultura del ‘manaaki’ [rispetto], dell’inclusione e del rispetto per tutti». Tranne delle donne biologiche, verrebbe da commentare a questo punto. Alcune delle colleghe di Hubbard non ce l’hanno proprio fatta a fare il classico «buon viso a cattivo gioco». La sollevatrice di pesi belga Anna Vanbellinghen, ad esempio, ha parlato di «vantaggio sleale» e di «situazione è ingiusta per lo sport e per gli atleti».
Cristina Gauri
2 comments
… difficile che abbia rivali, ha la vittoria assicurata
mi pare invece che sia raro che donne che si sentono uomini gareggino nelle categorie maschili…