Dopo pochi minuti dall’attacco terroristico, i media si sono concentrati sui risvolti politici del sangue versato, dimostrando ancora una volta di non essere imparziali né tantomeno liberi. Se mai ci fossero stati dubbi, ieri si è avuta la conferma di come non manchi la libertà, ma manchino gli uomini liberi in grado di analizzare oggettivamente la realtà dei fatti. E’ così che un coro unanime di giornalisti definiva l’attentato come uno “spot elettorale per Marine Le Pen”, mentre Vittorio Zucconi sentenziava su twitter: “Ora sappiamo per chi vota il Califfo” mostrando il vero volto della stampa abituata alle veline del regime politicamente corretto. E’ vero, Marine Le Pen incarna il terrore, è l’incubo dell’intero establishment e di tutti quelli che hanno alimentato, fino ad esasperare, il conflitto classista dei ricchi sempre più ricchi contro i poveri abbandonati a se stessi. Marine Le Pen, come dimostrato dal coro unanime della stampa, fa più paura del terrorismo in sé, perché è l’unica che ha capito il perché del terrorismo ed è in grado di combatterlo e fermarlo. La lotta al terrorismo non può continuare ad essere incerta e sommaria, deve essere totale e riguardare anzitutto la questione siriana, con un appoggio incondizionato alle forze governative in grado di annientare l’Isis sul campo.
L’isteria del giornalismo mainstream non servirà di certo ad arginare la corsa del Front National alle presidenziali di domenica, anzitutto perché come certificato da Le Monde, esso gode del più ampio numero di voti certi e la trasformazione dell’elettorato è già stata compiuta: i “perdenti” della mondializzazione hanno scelto Marine. La sinistra francese – ma nel complesso quella europea – ha tradito le classi popolari in nome di una globalizzazione senza freni ed è divenuta rappresentante dei “vincenti” della mondializzazione, pertanto, con il suo candidato ideale, Emmanuel Macron, vincerà a Parigi, nelle grandi città, ma dalle periferie e dalle città rurali arriverà il grande schiaffo all’establishment. Anche i sondaggi certificano lo scontro tra ceti alti vs bassi, rivelando come i redditi di ciascuno influenzino le rispettive scelte nell’urna, consacrando la Le Pen come la più popolare tra i ceti bassi e Fillon-Macron tra i ceti alti. Ancora una volta, come già visto con la Brexit e con le elezioni americane, sarà uno scontro sociale, ma un dato è certo: i governi iniziano ad avere paura dei popoli e alimentando la paura cercano di reprimere il dissenso. Al popolo francese l’ardua sentenza.
Claudio Perconte