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Chi guida il governo talebano e perché è del tutto imprevedibile

by Eugenio Palazzini
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governo talebano, afghanistan

Roma, 8 set – Il governo talebano, in Afghanistan, prende forma. Nella giornata di ieri gli “studenti coranici” ne hanno annunciato la nascita, snocciolando una serie di nomi noti e meno noti che ricopriranno le più alte cariche dell’Emirato nascente. Tra questi, come sottolineato dalla gran parte dei media internazionali, spiccano personaggi che figurano nella lista delle Nazioni Unite. Non per meriti particolari, si intende, ma per essere stati identificati come “terroristi o legati ai terroristi”. Tutto vero e di per sé allarmante, certo.

Il governo talebano e uno scenario imprevedibile

E’ però necessario precisare che difficilmente i principali esponenti dei talebani, ovvero gli storici leader e i volti per così dire emergenti del fondamentalismo afgano, verrebbero catalogati altrimenti. Un gruppo globalmente considerato terroristico da chi altro può essere guidato? Occhio dunque a non cadere nell’analisi superficiale, pullulante di supposte certezze sul futuro dell’Afghanistan. La situazione è ben più complessa e imprevedibile, dunque necessita di massima cautela. Intendiamoci, nessuno si illude che i talebani instaurino un regime illuminato, eppure sussistono diversi fattori in grado di lasciare le pagine di questo libro da scrivere ancora completamente bianche.

Il bastone e la carota

Permane soprattutto l’incertezza sui due elementi classici su cui poggiano tutti i governi e in particolare quelli autoritari: il bastone e la carota. Si dà sovente per scontato, considerato il ben poco confortante precedente, che i talebani propenderanno più che altro per l’utilizzo del bastone. Nessuno può davvero escludere che sarà proprio così, ma allo stato attuale la scacchiera su cui si muovono ci dice che non possono permetterselo. Il bastone in questo momento serve ai talebani più che altro per mostrare di non essere troppo “morbidi” agli occhi dell’Isis, evitando così emorragie interne. La carota viceversa è a loro necessaria per non chiudersi totalmente le porte delle relazioni internazionali, che al di là degli improbabili riconoscimenti occidentali si traducono in un minimo di garanzie per la tenuta economica di un Paese al collasso.

Leggi anche: Chi sono i terroristi dell’Isis-K e perché ce l’hanno a morte con i talebani

Chi è Mohammad Hasan

E qui arriviamo a Mohammad Hasan, altrimenti noto come Mohammad Hasan Akhund (“akhund” non è altro che un sinonimo di mullah). Si tratta dell’uomo chiamato a ricoprire la carica di primo ministro del governo talebano ed è utile tracciarne l’identikit almeno per tentare di capire con chi il mondo avrà a che fare.

Quando i talebani governarono l’Afghanistan dal 1996 al 2001, Hasan fu nominato dapprima ministro degli Esteri e in seguito vice primo ministro. Come molti membri del governo nascente è dunque soggetto alle sanzioni delle Nazioni Unite per i ruoli politici svolti in passato. Sempre ad Hasan era sinora affidata la presidenza del Rahbari Shura (il “Consiglio della guida”, ovvero il Consiglio direttivo). Si tratta dell’organo che sin qui ha svolto le funzioni di governo in fieri dei talebani, con le decisioni prese che venivano sottoposte però all’approvazione del mullah Hibatullah Akhundzada, la guida suprema del movimento.

Un fantasma in carne e ossa? 

Cos’altro sappiamo di Hasan? Poco, quasi nulla. Se non che sarebbe stato consigliere politico del mullah Omar e che sarebbe nato, il condizionale anche qui è d’obbligo, nella provincia meridionale di Kandahar. Il resto delle informazioni è coperto da una coltre bianca e nera – come i colori della bandiera taliban – con gli analisti che si limitano a considerarlo una figura politica più che spirituale.

E’ dubbia pure la sua età. Per l’Unione europea avrebbe 76 anni, altri esperti ritengono ne abbia invece tra i 63 e i 66. “È molto vecchio di età, è la persona più anziana nei ranghi dei talebani”, ha detto alla Reuters una fonte interna al gruppo fondamentalista. Grande è la confusione sotto il cielo afgano, dunque la situazione è semplicemente oscura.

Eugenio Palazzini

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