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Francia: alle dipartimentali il Front national tiene ma non sfonda

by Adriano Scianca
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sarkozyParigi, 23 mar – La vera notizia non è la frenata del Front national ma la rinascita di Nicolas Sarkozy. Le dipartimentali francesi (un’elezione amministrativa equivalente alle nostre provinciali) vedono una netta vittoria dell’ex premier, dato per morto in seguito anche a vari scandali, e invece tornato sulla cresta dell’onda grazie al disastro dei socialisti di Hollande.

Secondo i dati quasi definitivi del voto dipartimentale di ieri l’Ump ha ottenuto il 29% dei voti, il Fn di Marine Le Pen il 25%, seguito dai socialisti con il 21,1%.

Secondo il ministero dell’Intero francese ci sono 220 eletti di centrodestra eletti al primo turno, 56 per la sinistra e 8 per il Fn. Al secondo turno si avranno 1.536 sfide “a due”, 314 triangolari e un quadrangolare.

Il regolamento elettorale delle dipartimentali è infatti abbastanza complesso: ogni partito presenta un binomio formato da un uomo e una donna. Per essere eletto al primo turno, un binomio deve ottenere la maggioranza assoluta, altrimenti si va al secondo turno, a cui partecipano tutti i binomi che hanno ottenuto almeno il 12,5% (degli elettori iscritti, non dei votanti).

Flop marinista quindi? Non proprio. Il Front national rallenta solo se prendiamo come parametro di riferimento i sondaggi della vigilia che davano il partito ampiamente sopra il 30%. Il solito errore di valutazione dei sondaggisti o valutazioni volutamente gonfiate per creare un flop che non esiste?

Già perché, vedendo i numeri si scopre che il Front national – partito “d’opinione” e “di protesta”, storicamente poco radicato nel locale – conferma sostanzialmente il voto delle europee del 2014 (elezioni ben più congeniali al partito marinista) e fa molto meglio dell’ultima analoga consultazione, le dipartimentali del 2011 in cui il Fn aveva preso il 15%.

Sarkozy, inoltre, si presentava in coalizione (Ump + Udi), quindi Marine ha buon gioco nel commentare che il suo è comunque il primo partito di Francia.

Surreale, invece, il commento di Manuel Valls, che ha esultato: “Stasera l’estrema destra non è il primo partito in Francia”. Il premier ha anche sottolineato di essersi “impegnato personalmente per questo risultato”. Vedere un uomo politico dichiarare di essersi personalmente impegnato per conseguire una sconfitta (anche se meno netta del previsto: scalfire il potere locale della sinistra, in Francia come in Italia, non è mai semplice) è davvero una rarità, in politica.

I socialisti, peraltro, non hanno rinunciato a rilanciare il “fronte repubblicano”, ovvero il meccanismo per cui, negli anni passati, destra e sinistra si accordavano per sostenere al secondo turno il candidato alternativo a quello del Front national.

Pilatesca la replica di Sarkozy, che ha dichiarato di non aderire al fronte repubblicano ma ha anche negato qualsiasi accordo con il Front national. L’Udi, invece, il partito centrista alleato con l’Ump, ha aderito senza reticenze all’appello di Valls.

Il ritorno sulla scena dell’ex premier è comunque una novità che darà dei grattacapi a Marine Le Pen, al di là di questo voto locale: l’ascesa marinista funziona se la destra istituzionale è in crisi, se non ha mordente, se la trappola del voto utile si sfarina di fronte alla mancanza di alternative. Se c’è la percezione che votando Fn si possa indirettamente favorire i socialisti, l’afflusso di voti provenienti dall’elettorato moderato si interrompe. Sarà questa la sfida cruciale per Marine nei prossimi mesi.

Adriano Scianca

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