Non solo: il meccanismo a doppio turno e il sistematico accordo anti-frontista degli altri candidati al ballottaggio dovrebbe far portare a casa al Fn solo una manciata di deputati, tra i 2 e i 5 (nel parlamento uscente ne aveva 2). La formazione di un gruppo parlamentare, per cui ne servono 15, รจ del tutto fuori discussione. Tra gli eletti, per la prima volta, potrebbe esserci Marine Le Pen: nella circoscrizione Pas-de-Calais, che comprende il suo feudo di Hรฉnin-Beaumont, la leader frontista ha preso il 45%, quindi piรน di quanto aveva preso al primo turno delle presidenziali (41,17%). Tra gli altri buoni risultato singoli, quello di Louis Aliot, nella circoscrizione Pyrรฉnรฉes-Orientales, piazzatosi in testa col 30,80 % dei voti, cosรฌ come, nella Moselle, รจ arrivato primo con il 23,79% anche Florian Philippot.
Lo stato di salute del partito, tuttavia, non รจ certo dei migliori. La (temporanea?) ritirata di Marion Le Pen ha fatto emergere in modo clamoroso tutte le fratture interne e le ambiguitร politiche. Il Front national รจ apparso alle presidenziali (e, per ricasco, alle legislative che vengono immediatamente dopo) nervoso dialetticamente e timoroso programmaticamente, laddove avrebbe dovuto accadere l’inverso: Marine si sarebbe dovuta presentare come tranquilla e rassicurante nei modi, spingendo perรฒ sui temi identitari, inspiegabilmente trascurati nel discorso ufficiale dell’ultimo Front national. Fra i quadri territoriali del partito monta l’insofferenza nei confronti dell’onnipotente Philippot e, in generale, del cerchio magico di Marine, sempre piรน staccato dalla base e, a quanto pare, dalla Francia reale.
L’impressione รจ che, nelle alte sfere del partito, sia stata completamente toppata tutta l’analisi sul contesto sociopolitico francese. Lo schema โpopolo vs รฉliteโ รจ interessante, ha molta parte di veritร , รจ ottimo come argomento propagandistico, ma non bisogna affidarvisi ciecamente. Per prima cosa, tale schema implica una visione del popolo idealistica, come se esso fosse un blocco granitico in cerca di rivoluzione. Ma il popolo non vuole la rivoluzione, non in questa fase. O, quanto meno, vuole una rivoluzione graduale, โtranquillaโ, rassicurante, senza salti nel buio. Vuole, insomma, un cambiamento riformistico. Sta alla bravura di chi vuole intercettarne il consenso saper mettere della โrivoluzioneโ dentro alle riforme chieste dall’elettorato. In secondo luogo, la crisi delle รฉlite รจ stata largamente sopravvalutata. Sia il trionfo di Macron, sia la tenuta della destra moderata, danno l’idea di quanto fosse sbagliato il calcolo. Il sistema non era in crisi, stava solo facendo un gioco delle tre carte. Con una spolverata di giovanilismo e diverse mosse azzeccate, Macron ha potuto fare il pieno di voti con istanze liberali e filo-Ue nel momento storico in cui sia il liberalismo che la Ue sembravano in crisi irreversibile. Come al solito, fare le cose piรน semplici di quello che sono porta a bruschi risvegli. Il Front national si sta risvegliando? Per ora si agita ancora in preda all’incubo.
Adriano Scianca