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Immigrato stuprò figlia di dirigente Ue e si finse minorenne: via al processo in Germania

by La Redazione
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Berlino, 6 set – È iniziato ieri, presso il tribunale di Friburgo, il processo contro Hussein Khavari, l’assassino di Maria Landenburger, studentessa di soli 19 anni figlia di un dirigente della Ue che lo scorso ottobre era stata violentata e poi brutalmente uccisa dal suo aguzzino. L’omicidio della Landenburger era divenuto a suo tempo un caso nazionale a causa della particolare efferatezza del delitto nonché per il fatto che i genitori della ragazza – in preda a un delirio politicamente corretto – decisero di fare una colletta ai funerali della figlia per finanziare associazioni pro-immigrati.

Lo stupratore ed omicida è, come detto, l’afghano Hussein Khavari che, al momento di fare richiesta di asilo in Germania, dichiarò di avere 17 anni. Così facendo, per gli operatori del business immigratorio, Khavari poteva ottenere lo status di “minore non accompagnato” che, in quanto tale, avrebbe diritto a particolari attenzioni. Peccato che, a seguito dell’analisi del dna e di diversi interrogatori, Khavari fu costretto a vuotare il sacco e ad ammettere di avere 22 anni (ma è possibile ne abbia anche di più), quindi almeno 18 al momento in cui arrivò in Germania. Così ha detto l’immigrato agli inquirenti: “Se sei minorenne, in Germania la tua situazione è migliore [rispetto a quella di altri richiedenti asilo, ndr]”.

Ma, in generale, è tutta la biografia di Hussein a inquietare e, in molti punti, a rimanere incerta e per questo ancora al vaglio degli inquirenti. Lui dichiara di essere nato e cresciuto in Afghanistan, ma anche questo dato sembra non convincere fino in fondo chi sta seguendo il caso. All’età di 13 anni pare sia emigrato in Iran da dove fuggì, a causa di “problemi con la polizia”, in direzione della Turchia, poi della Grecia e, infine, della Germania. Già in terra ellenica Khavari si era distinto per una vita da sbandato e, addirittura, dell’omicidio di un altro studente. Ma anche nella più ricca Germania, nonostante i sostanziosi aiuti che riceveva in quanto “minorenne”, lo spartito non cambia: abuso di droga e alcol è “l’arricchimento culturale” che Khavari ha portato in dote agli ospitanti tedeschi. Per mesi e mesi, infatti, il sedicente minorenne – insieme ai suoi amici immigrati – ha consumato hashish, superalcolici e, due volte a settimana, anche eroina: “Era la nostra vita”, ha dichiarato.

La truffa riguardante la falsificazione dell’età è ora, all’interno del processo, un elemento centrale per l’accusa. Eppure, al di là dell’esito di questo caso agghiacciante, il problema è a monte: chi controlla chi entra in Europa? Chi è in grado di verificare la veridicità dei passaporti? Perché, qualora emergano dubbi sull’identità dei richiedenti asilo, questi possono comunque girare liberamente su suolo europeo, godere degli aiuti economici, condurre una vita da sbandati e, in alcune occasioni, permettersi addirittura di stuprare e uccidere? Siamo ancora in attesa di una risposta.

Giovanni Coppola         

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3 comments

ANTERO 6 Settembre 2017 - 10:27

Gli daranno l’ergastolo ?

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nemesi 6 Settembre 2017 - 12:35

se avete visto le foto ed i filmati del connazionale della Kyenge accusato recentemente di stupro di gruppo e presentato dai media come “ventenne” si può dedurre abbastanza facilmente che invece trattasi di un soggetto di almeno 25-30 anni…

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Condannato all’ergastolo Hussein, l’immigrato che stuprò e uccise la tedesca Maria 22 Marzo 2018 - 5:19

[…] Berlino, 22 mar – Nell’ottobre 2016 il brutale assassinio di Maria Landenburger, figlia 19enne di un dirigente Ue, aveva fatto molto scalpore in Germania. Maria era stata prima stuprata e poi uccisa a Friburgo da un richiedente asilo, l’afghano Hussein Khavari, che si era spacciato per “minorenne non accompagnato” (aveva dichiarato di avere 17 anni). Grazie all’analisi del dna, tuttavia, la scientifica poté appurare che Hussein aveva mentito e che aveva non meno di 22 anni, in ogni caso non meno di 18 al suo arrivo in Germania. Messo di fronte a tali evidenze, il richiedente asilo fu costretto a confessare tutto. […]

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