Roma, 31 lug – “Israele ha il diritto di difendersi”, con queste parole il premio nobel per la pace Barak Obama ha battezzato la pioggia di bombe su Gaza.
Si fa, in effetti, un gran parlare del “diritto” dello stato israeliano di tutelare la sicurezza dei propri cittadini, dagli attacchi balistici di Hamas, l’organizzazione politica che controlla la striscia di Gaza.
Se esiste un “diritto”, significa che c’è un qualche ordinamento giuridico che lo riconosce.
Ed, in effetti, esiste un ordinamento di diritto internazionale che ruota intorno all’Onu e al complesso sistema di accordi internazionali promossi dalle Nazioni Unite e sottoscritti da numerosissimi stati.
Bisogna, comunque, sgombrare il campo dai numerosi equivoci intorno ai “diritti” riconosciuti agli stati, ai popoli e ai singoli individui.
L’opinione oggi dominante, su cui peraltro si fonda il diritto internazionale odierno, afferma l’esistenza di un pacchetto di diritti “naturali” dell’uomo e dei popoli. Si tratta di diritti innati, che apparterrebbero a tutti i bipedi implumi e che quindi tutti sono tenuti a tutelare e a difendere.
I diritti naturali dell’uomo, sono in realtà diritti astratti che non trovano alcuna conferma nella storia dell’umanità. I diritti c.d. innati ( che innati non lo sono per nulla!) sono, quindi, il frutto di un’elaborazione culturale recente: in particolare, sono la diretta conseguenza della vittoria del liberalismo sui fascismi e su – parte – del socialismo reale.
Tralasciando le pur interessanti questioni relative ai “diritti naturali” delle genti, agli osservatori più attenti non sarà sfuggito che l’intervento militare di Israele, nonostante le rassicuranti parole del nobel per la pace Obama, è palesemente illegittimo.
Il concetto di legittima difesa fatto proprio dal diritto internazionale è mutuato da alcune figure tipiche del diritto penale sostanziale, presenti pressoché in tutti gli ordinamenti giuridici avanzati, quale, ad esempio, la scriminante (causa di non punibilità) prevista nel nostro codice penale nell’art. 52.
L’art. 52 dispone che: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. Come direbbero i latini vim vi repellere licet , è lecito l’uso della violenza contro la violenza.
L’uso della forza è legittimo, però, solo se proporzionato all’offesa. A chi mi vuole schiaffeggiare con un guanto non è lecito rispondere sparandogli con un missile anti-carro. La violenza, deve, dunque, sempre essere proporzionata all’offesa e la difesa – per essere legittima – deve essere posta in essere nell’immediatezza dello svolgersi dell’azione criminale altrui, altrimenti, va da se, si parlerebbe di vendetta.
Per quanto concerne la legittima difesa in ambito internazionale i presupposti sono i medesimi sopra brevemente evidenziati. In particolare l’intervento armato di uno Stato contro un altro Stato è legittimo solo nel caso in cui il primo sia stato attaccato (come lamentato da Israele). La reazione però deve essere proporzionata all’offesa e l’intervento militare deve essere “mirato” ad evitare inutili spargimenti di sangue tra la popolazione civile e, quindi, orientato solo su obbiettivi militari.
Nell’attuale conflitto tra arabi ed israeliani pare piuttosto arduo riuscire ad attribuire ai primi la responsabilità dell’attacco e, quindi, a Tel Aviv il ruolo di vittima. Israele ha attuato negli ultimi 8 anni, una dura politica contenitiva anti-araba finalizzata a isolare gli abitanti della striscia di Gaza dal resto del mondo. I palestinesi non possono ricevere aiuti umanitari, non possono uscire dal loro stato, non possono sviluppare la loro economica etc. etc.
Ma anche a voler concedere che la reazione di Israele fosse legittima in virtù del lancio di missili organizzato da Hamas, non ci si può esimere dal constatare l’assoluta assenza di proporzionalità tra offesa e reazione.
I razzi di Hamas non hanno cagionato nemmeno una vittima, Israele, invece, ha ucciso oltre 1.000 persone, per lo più civili compresi donne e bambini.
Il bombardamento organizzato da Israele, inoltre, è assolutamente indiscriminato, tanto che i caccia con la stella di Davide hanno distrutto persino una scuola dell’Onu.
Se Israele invece di essere uno Stato sovrano soggetto alle leggi farsesche del diritto internazionale, fosse una persona fisica, verrebbe condannato all’ergastolo, senza che il buon avvocato Obama possa ribaltare una scontata sentenza.
Federico Depetris