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Jihadismo e servizi: quegli strani rapporti della famiglia dell’attentatore di Manchester

by Nicola Mattei
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manchester salman abediLondra, 27 mag – Dalla Libia all’Inghilterra passando per l’Arabia Saudita, per poi tornare di nuovo sulla sponda sud del Mediterraneo a combattere durante la rivolta contro Gheddafi. La vita di Ramadan Alobeidi (e non Abedi) non sembra esattamente quella di un ex rifugiato che cerca di integrarsi nella società britannica, strada che pure la famiglia non pare prediligere: il figlio Salman, l’attentatore suicida che ha causato la strage di giovanissimi a Manchester, appena diventa abile e arruolabile parte anch’egli per la Libia ed è a Tripoli nel 2014 quando viene ferito nel corso dell’operazione che porta le milizie islamiste a conquistare l’aeroporto della capitale.

Solo un’esistenza avventurosa, o c’è di più? Non è un mistero che i servizi di mezzo occidente abbiamo supportato, sul terreno di una Libia sempre balcanizzata, i diversi contendenti che intendono spartirsi le spoglie della fu Giamahiria. Fra questi anche gruppi dichiaratamente radicali, ad esempio il Lybian Fighting Group e la Bengasi Defence Brigade, organizzazioni dai dubbi finanziatori (si parla del Qatar, che come nel caso dell’Arabia Saudita intrattiene rapporti chiacchierati anche con l’Isis).

Fonti libiche parlano di un coinvolgimento diretto di Ramadan e del figlio nelle attività di questi soggetti, senza però specificare ulteriori dettagli. Circostanza che fa sorgere più di qualche dubbio, non essendo un mistero che l’intelligence di sua maestà abbia scelto di stare dalla parte degli islamisti nella difficile transizione dopo la caduta di Gheddafi. Allo stesso tempo è emerso che Ramandan e Salman fossero noti ai servizi inglesi, ma a che titolo? Sorvegliati speciali o informatori? La domanda non è peregrina, dato che visti i trascorsi non risulta chiaro come abbia potuto, almeno il secondo, aver fatto ritorno indisturbato in quel della patria della prima rivoluzione industriale e tornare a condurre un’esistenza apparentemente ‘normale’. Almeno fino alla terribile notte della strage alla Manchester Arena.

Nicola Mattei

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2 comments

rino 27 Maggio 2017 - 10:36

Tutti gli attentatori erano già noti ai servizi segreti i quali, tuttavia, si guardano bene dal rendere pubblici i loro segreti. La domanda sorge spontanea: “ma che ci stanno a fare”?

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Banchero Giuseppe Roberto 27 Maggio 2017 - 5:35

I servizi segreti sono una banda di bastardi in tutto il mondo e sono tra i primi da eliminare, compresi i nostri!

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