Roma, 24 feb – In Libia “l’Italia farà la sua parte”, lo ha detto oggi Renzi rispondendo alla chiamata di Washington. Contro il terrorismo “l’Italia farà la sua parte”, lo disse Renzi il 9 gennaio scorso sempre rispondendo all’appello statunitense. E ancora: “l’Italia farà la sua parte”, sempre Renzi riguardo la lotta al terrorismo durante il vertice del G20 svoltosi ad Antalya, in Turchia, il 15 novembre 2015. L’Italia contribuisce in qualche modo, si mette a disposizione, fa la sua parte appunto. In parole povere si limita ad obbedire agli Stati Uniti quando da questi viene chiamata in causa, nulla di più, nulla di meno. Nessuna ambizione sovranista, nessuna volontà di affermarsi come potenza sullo scacchiere geopolitico mediterraneo, figurarsi mondiale. Ecco quindi che le parole del premier italiano non cambiano mai di una virgola, a testimoniare che non siamo altro che una pedina da utilizzare a piacimento ogniqualvolta serva a tutelare gli interessi altrui.
Così allora l’Italia ha concesso l’uso della base di Sigonella per l’intervento dei Reaper americani in Libia, tecnicamente non dei droni qualunque ma aeromobili equipaggiati con armamento di precisione. Sigonella è una base Nato che gli alleati possono utilizzare per operazioni Nato, in questo caso gli Stati Uniti hanno però deciso di intervenire autonomamente e quindi hanno dovuto chiedere un’autorizzazione al governo italiano, che prontamente Renzi ha concesso. Non è un dettaglio, in questo caso l’Italia poteva rifiutarla eccome l’autorizzazione, invece di giustificarsi con il solito atteggiamento democristiano: la concediamo “case by case”, caso per caso. Ovvero la mettiamo a disposizione ma facciamo finta di decidere noi quando e come.
Gentiloni ha poi dichiarato che “i raid non sono un preludio ad un intervento di terra”, ma l’avanzata dell’Isis e il fallimento del piano Onu che prevedeva in tempi relativamente rapidi la costituzione di un governo di unità nazionale, fa pensare proprio il contrario. Si parla di 5 mila soldati da schierare sul campo, con l’Italia chiamata (sempre dagli Stati Uniti) a schierarsi in prima linea. Renzi intanto continua a tergiversare, non conferma e non smentisce niente, rimane in attesa. Intanto i raid dei Reaper partiranno tra meno di una settimana non dalla base inglese di Lakenheath da dove cinque giorni fa sono partiti i caccia F-15 americani, ma da Signonella. Per Washington è la garanzia di colpire gli obiettivi in territorio libico in meno di 15 minuti, per l’Italia la conferma di essere una pedina da manovrare a piacimento.
Eugenio Palazzini
1 commento
Mi fa vuol fare la fine di Craxi
https://m.youtube.com/watch?v=24WR_1mZZ2s