Luogo un tempo considerato esotico e sede di ben sedici siti protetti dall’Unesco, l’Iran (“paese degli Arii”) – già Persia – sembra voglia aprire le porte ai turisti.
Complice il clima di disgelo con gli Usa, il nuovo presidente Hassan Rouhani ha dato precise indicazioni per semplificare le rigide procedure per l’ingresso nel paese: i visitatori, infatti, saranno divisi in tre gruppi; i primi non avranno bisogno di un visto, i secondi dovranno procurarselo solo se non faranno parte di un viaggio organizzato di gruppo mentre per gli appartenenti agli Stati del terzo gruppo il rilascio del visto sarà necessario ma facilitato, con la possibilità di ottenerlo all’arrivo nel paese.
«I paesi occidentali saranno molto probabilmente inseriti nel secondo o terzo gruppo», ha spiegato Mohammad Ali Najafi, capo dell’istituto governativo per il patrimonio culturale e l’organizzazione del turismo.
Secondo l’agenzia Isna, ad eccezione di un gruppo di dieci paesi di cui fanno parte sia Gran Bretagna che Stati Uniti, i turisti stranieri avranno il visto all’arrivo in aeroporto.
«Nei prossimi due o tre mesi – ha dunque assicurato Najafi -, prevedo che il numero di turisti stranieri che verranno a visitare l’Iran da turisti aumenterà notevolmente».
Najafi, presente con Rouhani a New York in occasione dell’assemblea generale dell’Onu, ha chiarito che da tempo ci si muoveva in questa direzione ma che la nuova presidenza ha dato un’accelerata al progetto. Rilasciati i prigionieri politici di alto profilo, dunque, l’Iran cerca valuta estera per rimpinguare la propria economia afflitta dalle sanzioni.
Le stime, infatti, parlano di quattro milioni di visitatori e due miliardi di dollari di fatturato attribuibili al settore turistico nel corso dell’anno passato. L’obiettivo annunciato ora è raggiungere i dieci miliardi, spiega Najafi, che ha già preso contatti e punta sull’enorme risorsa costituita dal turismo cinese.
Emmanuel Raffaele