Londra, 30 mar – Soltanto pochi mesi fa alcuni attivisti erano riusciti ad occupare la pista del London City Airport per dire che “l’inquinamento è razzista”. Martedì sera, invece, la pista di Stansted è stata chiusa per precauzione a causa di una ventina di attivisti di sinistra che si sono incatenati per impedire il rimpatrio di cento richiedenti asilo provenienti da Nigeria e Ghana. Otto i voli dirottati negli altri aeroporti di Londra ed uno slogan che non lascia spazio a dubbi sulle finalità di chi predica l’accoglienza: “No borders, no nations, stop deportations” (“No ai confini, no alle nazioni, no alle deportazioni”).
“End Deportarions”, “Lesbian and Gays Support the Migrants” e “Plane Stupid” sono i gruppi che hanno organizzato la protesta circondando un aereo ancora fermo. Emma Hughes, una delle attiviste che vi ha partecipato, ha affermato: “”Vogliamo davvero vivere in una società in cui queste deportazioni di massa violente e segrete vengono normalizzate?”. “Queste deportazioni sono immorali, ingiuste ed illegali”, ha invece dichiarato Susan James di “Plane Stupid”, che ha poi aggiunto: “le deportazioni di massa hanno conseguenze devastanti. Sono disumane e vanno fermate”.
Iniziata intorno alle 21, la protesta ha portato all’arresto di ben 17 persone ma è riuscita a fermare, almeno temporaneamente, la partenza del volo. Ecco per la Hughes, nonostante tutto, festeggia: “questa è una vittoria senza precedenti nella battaglia contro le deportazioni di massa, che sono razziste, violente ed uccidono le persone. E’ solo l’inizio – continueremo a combattere il governo finché non si deciderà a fermare del tutto i voli e le deportazioni di massa”.
Nel corso dello scorso anno, poco più di mille e cinquecento persone sono state rimpatriate in Albania, Jamaica, Pakistan, Nigeria e Ghana.
Emmanuel Raffaele