Marawi, 24 mag. – Dopo l’assalto di ieri nella città di Marawi, città dell’isola di Mindanao di 200 mila abitanti a maggioranza musulmana, il presidente filippino Rodrigo Duterte ha imposto la legge marziale contro i miliziani jihadisti che assediano la città. Quella di ieri a Marawi è stata una giornata di guerriglia, con un gruppo di uomini armati appartenenti alla costola locale dell’Isis, il gruppo Maute, che ha impegnato l’esercito in una vera e propria battaglia. Una situazione talmente pesante che Duterte ha interrotto la sua visita a Mosca e ha fatto rientro nelle Filippine.
Erano almeno 15 gli assalitori che, armati di fucili automatici, hanno aperto il fuoco contro gli edifici governativi della città. Due soldati e un poliziotto sono morti e altri 12 sono rimasti feriti. Nelle ultime 24 ore i ribelli hanno occupato un ospedale e un carcere e hanno preso il controllo dei due ponti che portano a Marawi. Sul tetto dell’ospedale hanno issato la bandiera nera dell’Isis. Hanno fatto irruzione anche nella cattedrale di Marawi e sequestrato un sacerdote, alcune suore e una decina di fedeli, minacciando di uccidere gli ostaggi “se le forze del governo non verranno richiamate”. La cattedrale è poi stata data alle fiamme.
L’isola di Mindanao da decenni è teatro di una guerriglia separatista portata avanti da diversi gruppi islamici che chiedono l’autonomia. Dal 1972 a oggi si stima siano morte oltre 15mila persone. Un accordo di pace siglato nel 2014 per concedere una maggiore autonomia ai musulmani dell’area si è arenato in Parlamento dopo la morte di 44 soldati in un blitz fallito contro un gruppo ribelle nel gennaio 2015.
La legge marziale, imposta per 60 giorni, potrebbe durare anche un anno. Lo ha annunciato questa mattina lo stesso Duterte spiegando che userà il pugno duro contro i ribelli che chiedono autonomia, minacciando che potrebbe fare come Marcos, che ha governato le Filippine con la legge marziale dal 1972 al 1985. “Se ci vorrà un anno per farlo, lo faremo. Se basterà un mese sarò felice” ha dichiarato il presidente in un videomessaggio. Ieri sera, nell’annunciare la legge marziale ha chiesto alle forze armate di eliminare due gruppi ribelli di Mindanao, i Maute e l’Abu Sayyaf, inizialmente vicino al AdlQaeda e oggi all’Isis, che fin dagli anni ’90 ha l’abitudine di rapire filippini e di cittadini stranieri per finanziarsi con i riscatti.
La legge marziale è entrata in vigore su un terzo dell’arcipelago filippino e questa è la seconda volta che viene messa in atto dopo la caduta di Marcos. La legge marziale, che permette all’esercito di incarcerare sospetti per lunghi periodi senza accuse formali, è prevista dalla costituzione filippina, la quale dice che un presidente può dichiarare la legge marziale per 60 giorni per fermare un’invasione o una ribellione. Il Parlamento può revocarla entro 48 ore, mentre la Corte Suprema può rivedere la sua legittimità.