Erano almeno 15 gli assalitori che, armati di fucili automatici, hanno aperto il fuoco contro gli edifici governativi della città. Due soldati e un poliziotto sono morti e altri 12 sono rimasti feriti. Nelle ultime 24 ore i ribelli hanno occupato un ospedale e un carcere e hanno preso il controllo dei due ponti che portano a Marawi. Sul tetto dell’ospedale hanno issato la bandiera nera dell’Isis. Hanno fatto irruzione anche nella cattedrale di Marawi e sequestrato un sacerdote, alcune suore e una decina di fedeli, minacciando di uccidere gli ostaggi “se le forze del governo non verranno richiamate”. La cattedrale è poi stata data alle fiamme.
L’isola di Mindanao da decenni è teatro di una guerriglia separatista portata avanti da diversi gruppi islamici che chiedono l’autonomia. Dal 1972 a oggi si stima siano morte oltre 15mila persone. Un accordo di pace siglato nel 2014 per concedere una maggiore autonomia ai musulmani dell’area si è arenato in Parlamento dopo la morte di 44 soldati in un blitz fallito contro un gruppo ribelle nel gennaio 2015.
La legge marziale è entrata in vigore su un terzo dell’arcipelago filippino e questa è la seconda volta che viene messa in atto dopo la caduta di Marcos. La legge marziale, che permette all’esercito di incarcerare sospetti per lunghi periodi senza accuse formali, è prevista dalla costituzione filippina, la quale dice che un presidente può dichiarare la legge marziale per 60 giorni per fermare un’invasione o una ribellione. Il Parlamento può revocarla entro 48 ore, mentre la Corte Suprema può rivedere la sua legittimità.