le pen marine operaiParigi, 25 apr – Chiamiamola una nuova lotta di classe. O il nuovo accerchiamento delle cittĂ  da parte delle campagne. Il gergo comunista non sorprenda: è da tempo che Marine Le Pen si dichiara oltre la destra e la sinistra, preferendo presentarsi come la portabandiera della Francia popolare contro quella oligarchica. Mai confronto come quello che la vedrĂ  contrapposta a Emmanuel Macron, il 7 maggio, può rappresentare al meglio questa dicotomia.

Secondo un sondaggio svolto domenica da OpinionWay, il candidato di En marche! vince nettamente nelle categorie socioprofessionali superiori (28%, contro il 15,7% della Le Pen). Artigiani, commercianti e imprenditori hanno votato al 25,1% per Macron, al 24,2% per Fillon e al 17% per Marine. Nelle categorie intellettuali, la candidata frontista racimola addirittura un misero 9,9%, laddove Macron conquista il 33,3, Fillon il 22,3 e Jean-Luc MĂ©lenchon il 18. Ma allora chi l’ha votata, questa Le Pen? Per esempio il 30,1% degli impiegati e il 39,7% degli operai. L’unico che riesce a tenerle testa sul questo terreno è MĂ©lenchon, che raccoglie il 23,1% fra gli impiegati e il 22,4% fra gli operai. Per Macron, si sono schierati rispettivamente solo il 16,8 e il 13,4%. Un vero e proprio scontro di classe.

Anche fra i disoccupati, la partita è stata tra Le Pen (29,9%) e MĂ©lenchon (27,5), con Macron fermo al palo (17,9). La Le Pen sarebbe invece stata un po’ tradita da quello che sembrava un suo zoccolo duro: i giovani. Studenti e liceali hanno dato il 30,4% dei voti a Macron, a MĂ©lenchon il 24,6 % e alla Le Pen il 16,6 %. Anche i pensionati hanno avuto paura del “salto nel buio”: qui spopola Fillon, con il 35,3%, Macron ha il 27,1%, Marine solo il 12,6%. Dal punto di vista geografico, Macron vince nelle grandi cittĂ  e nella Francia occidentale, mentre il Front national va forte nelle aree rurali (dove ha preso tra il 25 e il 30%), in tutta la Francia orientale e nelle regioni mediterranee, oltre a sfondare, piuttosto inaspettatamente, nei dipartimenti d’oltremare (32,53% in Polinesia, 29,09% in Nuova Caledonia). Spicca l’eccezione parigina: nella capitale, l’ex ministro dell’Economia ha preso il 34,83%, mentre Marine è arrivata addirittura quinta con un incredibile 4,99%.

Insomma, Marine e Macron, di fatto, non si sfidano mai direttamente: dove l’uno fa sfaceli, l’altra arranca, dove lei sfonda, lui è inesistente. Il vero testa a testa c’è stato con MĂ©lenchon, nel medesimo bacino sociale. Ovviamente l’elettorato dell’esponente di estrema sinistra non è solo proletario, ma anche accanitamente antifascista e immigrazionista. Pensare a uno sfondamento a sinistra è quindi arduo, anche se una quota intorno al 10% degli elettori di MĂ©lenchon sembrerebbe disposta a orientarsi su Marine, approfittando anche della clamorosa defezione del candidato di France insoumise rispetto alla chiamata al “fronte repubblicano” antilepenista. In ogni caso, va detto con onestĂ , la strada per Marine è piĂą che in salita, è quasi una scalata in verticale. Resta il fatto che il suo è il primo partito operaio di Francia, nonchĂ© il rappresentante ufficiale della nazione, del Paese profondo, della Francia proletaria. Una buona base per costruire il futuro, comunque vada.

Adriano Scianca

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3 Commenti

  1. Queste elezioni sono la conferma, per chi non se ne fosse ancora accorto, che la divisione ideologica tra comunisti e fascisti è una manna piovuta dal cielo per le classi egemoni. Sommando i voti di Melanchon e quelli della le Pen probabilmente non ci sarebbe stato confronto e questo immaginario esponente sarebbe divenuto il presidente del popolo francese. Ma le tare ideologiche sono dure a morire e purtroppo ben pochi di coloro che hanno votato Melanchon voteranno le Pen.
    Ma se il ballottaggio fosse stato tra Melanchon e Macron i votanti per la le Pen avrebbero votato l’estrema sinistra o si sarebbero astenuti?
    Pazzesco che non si riesca a capire questa cosa..

  2. Hai ragione rino, bisogna anche capire, però, che cos’è, da un punto di vista strettamente politico (tralasciando le mitologie oltranziste di gruppetti minoritari da una parte e dall’altra), che mantiene in vita questa distinzione tra “comunisti” e “fascisti”, “estrema sinistra” ed “estrema destra” all’interno del fronte -diciamo così, genericamente- “Anti-sistema”…

    Le cose sono, essenzialmente, due.
    E principalmente… una.
    La dicotomia “globale-nazionale” nella prospettiva e nella visione delle cose (che -se fosse solo quello- in qualche maniera sarebbe, secondo me, pure superabile) e, a troneggiare davvero su tutto, la posizione sul tema dell’Immigrazione.

    Da una parte gli immigrati sono visti come “poveracci fratelli” nella guerra -o “lotta di classe”, o quel che è- globale dei “poveri” contro i “ricchi”.
    Dall’altra sono visti come la “melma” che i “ricchi” in questione riversano sui “poveri” -il “popolo”- di questa o quella nazione, l’ennesima angheria scatenata ai loro danni.
    E’ su questo punto -piĂą che non sul mettere da parte nostalgie, scontri atavici e fasci littori e falci e martello- che secondo me non c’è speranza ti trovare una sintesi.

  3. beh e da un po di anni che c e questa situazione : i pensionati , i dipendenti pubblici ed i benestanti in generale , non necessariamente ricchi , votano qualsiasi candidato li faccia dormire tranquilli ( stipendio garantito e pensione altrettanto garantita ) . la destra e la sinistra secondo me non sono mai esistiti , in realta almeno 9 elettori su 10 votano per interesse personale . come ha ben detto rino sopra resta pero il problema dell ignoranza : se quelli col portafoglio pieno hanno capito come fare blocco comune , quelli che ce l hanno vuoto ancora non hanno capito che continuare a litigare su immigrati e matrimoni gay non li portera da nessuna parte , se non ad un ulteriore peggioramento delle loro condizioni.

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