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Filosofi uccisi e maestre torturate: il 25 aprile come culturicidio

by Adriano Scianca
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Roma, 25 apr – Un aspetto cruciale della cosiddetta “liberazione dal nazifascismo” fu quello che potremmo chiamare del “culturicidio”. Ovvero la furia con cui la vendetta e l’epurazione antifascista colpì nomi illustri o meno illustri della cultura italiana ed europea. Il caso più noto riguarda ovviamente Giovanni Gentile, assassinato il 15 aprile 1944, davanti alla sua residenza di Firenze, la Villa di Montalto al Salviatino, da un gruppo gappista. A causa delle minacce ricevute nelle settimane precedenti, il governo della Rsi gli aveva offerto una scorta, che però il filosofo declinò: “Non sono così importante, ma poi se hanno delle accuse da muovermi sono sempre disponibile”. I partigiani che lo freddarono si erano finti studenti, portando dei libri sotto braccio dietro ai quali nascondevano delle pistole.

Meno famoso, ma persino più tragico, fu il destino dell’antichista e papirologo Goffredo Coppola, rettore dell’Università di Bologna e presidente dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista (era succeduto proprio a Gentile dopo il suo assassinio). Fervente fascista e aderente alla Rsi, fu catturato al seguito di Benito Mussolini a Dongo. Venne quindi fucilato insieme agli altri gerarchi e il suo corpo fu esposto a Piazzale Loreto. Gli studi italiani sull’antichità perdevano così il loro secondo pezzo pregiato. Il primo era stato l’etruscologo Pericle Ducati, archeologo e professore di archeologia nell’Università di Bologna. Il 16 febbraio 1944 era stato gravemente ferito a revolverate da due gappisti in bicicletta mentre stava varcando la porta della propria casa. Trasportato inizialmente all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, a seguito di complicazioni, fu trasferito all’Istituto Elioterapico Codivilla di Cortina d’Ampezzo, dove morì il 17 ottobre del 1944.

Ma non erano solo i “pezzi grossi” a fare una brutta fine. Bersaglio privilegiato dei partigiani furono per esempio molte anonime maestre elementari, trucidate un modo barbaro per la sola colpa di aver contribuito alla trasmissione del sapere secondo i dettami del Regime. Corinna Doardo, per esempio, maestra di Codevigo, pagò con il martirio il fatto di aver fatto celebrare il Natale di Roma in occasione del 21 aprile 1945. Dopo la “liberazione” andarono a prenderla a casa, la portarono dentro il municipio e la raparono a zero. Poi le misero dei fiori in mano e una corona di fiori in testa ormai e la costrinsero a camminare per la via centrale di Codevigo, fra un mare di gente che la insultava. Poi la portarono nei campi e la uccisero “qualcuno dice con una raffica di mitra, altri pestandola a morte sulla testa con i calci dei fucili”, dice Giampalo Pansa.

Ad altri intellettuali andò meglio, in quanto furono vittime “solo” di un’epurazione un po’ vigliacca, che colpì un po’ a casaccio e spesso motivata da mere questioni personali. Dall’Accademia dei Lincei, per esempio, sotto la guida di Benedetto Croce, furono radiate personalità come Santi Romano, Giorgio Pasquali, Giancarlo Vallauri, Giuseppe Bruni. Venne allontanato persino l’antifascista Gaetano De Sanctis, un altro antichista, che aveva chiesto il rispetto formale di regole imparziali nell’opera di epurazione. Qualcuno pensò di fare il terzo grado persino a Ungaretti, che se la cavò solo con un umiliante processo che si concluse in un nulla di fatto.

Nel frattempo, a guerra da poco finita, i partigiani prelevavano il poeta Ezra Pound per consegnarlo alle autorità americane e dare inizio al suo ben noto calvario. In Francia, Brasillach veniva fucilato, Drieu La Rochelle si suicida per non fare la stessa fine, Céline finisce in esilio e Rebatet ai lavori forzati. In Norvegia, il premio Nobel Knut Hamsun veniva rinchiuso in un ospedale psichiatrico. In Germania, mentre figure come Heidegger e Schmitt avevano i loro guai con le commissioni per la denazificazione, il Nietzsche-Archiv veniva temporaneamente chiuso dai sovietici e il suo direttore, Max Oehler, buttato in una cantina in attesa di essere deportato in Siberia, fu lì dimenticato e morirà di stenti. Il vento della libertà, intanto, soffiava forte su tutta l’Europa…

Adriano Scianca

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5 comments

Osservatore 25 Aprile 2017 - 12:21

Beh, oggi il loro mondo democratico si sta sgretolando socialmente ed economicamente come é già accaduto al loro mondo comunista.

Festeggino pure.

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Nessuno 25 Aprile 2017 - 2:49

Un vento fetido.

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puzo@libero.it 25 Aprile 2017 - 3:40

sono andato in piazza.
non c’era nessuno.
tre sindaci, la banda musicale.
il cielo grigio.
un migrante incuriosito.
stop.
è una celebrazione finita.

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Sal Taurasco 25 Aprile 2017 - 4:57

Bè, perlomeno il 25 aprile ci sta regalando una perla: la lite Anpi-centri sociali contro la Brigata Ebraica e Pd.
Si beccano come oche giulive, una gara a chi è più pezzente!
Sono divisi anche loro, una festa stracciona per straccioni, spettri viventi, ma arroganti e viscidi.
Fanculo il 25 aprile!

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ANTERO 12 Settembre 2018 - 10:51

ONORE ai Valorosi Caduti e Cadute della R.S.I. ! W I D S !

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