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Nigeria, chi sono i terroristi che rapiscono studentesse e attaccano basi Onu

by Eugenio Palazzini
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Nigeria, Boko Haram

Roma, 2 mar – Le 279 studentesse adolescenti rapite venerdì scorso in Nigeria sono state liberate. Le ragazze, sequestrate dal loro collegio a Jangebe – nel nord-est della nazione africana – sono state rilasciate stamani e adesso si trovano in una struttura del governo nigeriano a Zamfara. A renderlo noto è il governatore dello Stato, Bello Matawalle. “Sono felice di annunciare che le ragazze sono state rilasciate – dice Matawalle all’agenzia Afp – Sono appena arrivate al palazzo del governo”. Il governatore ha fatto poi sapere che le giovani studentesse sono in buone condizioni di salute.

Nigeria, il rapimento delle studentesse

Inizialmente si parlava di 317 ragazze rapite. Un portavoce dello stato di Zamafara, Sulaiman Tanau Anka, ha però dichiarato alla Reuters che alcune delle ragazze scomparse si erano nascoste nella boscaglia al momento dell’assalto. Nel nord-est della Nigeria da anni le scuole sono prese di mira da gruppi armati jihadisti che effettuano rapimenti di massa a scopo estorsivo. Molti ricorderanno il rapimento dell’aprile 2014, quando 276 studentesse (per lo più cristiane) di Chibok furono sequestrate da Boko Haram. Sul web partì la campagna #BringBackOurGirls, a cui aderirono molti volti noti dello star system. Un’adesione fugace, per poche settimane di sensibilizzazione globale. Le studentesse vennero liberate tre anni dopo, nel 2017.

Attacco jihadista a base Onu

Da allora sulla Nigeria è calata una cortina di silenzio, ma Boko Haram continua a imperversare seminando il terrore. C’è poi un altro gruppo, affiliato all’Isis e fazione secessionista di Boko Haram, che compie frequentemente attentati nella nazione africana. E’ lo Stato islamico in Africa occidentale (Iswap), che oggi ha occupato la città di Dikwa – nello stato di Borno – attaccando contemporaneamente un campo militare e una base dell’Onu. All’interno della struttura delle Nazioni Unite si trovano almeno 25 operatori umanitari, costretti a trovare rifugio in un bunker. Per respingere i terroristi, il governo nigeriano ha inviato a Dikwa rinforzi militari. “Due caccia e un elicottero da combattimento forniscono supporto aereo per respingere i jihadisti e allontanarli dalla base umanitaria”, fanno sapere fonti anonime.

Nigeria, chi sono i terroristi

Non è però la prima volta che l’Iswap prende di mira una base delle Nazioni Unite. Il 1 marzo 2018 attaccò un hub Onu nella città di Rann, uccidendo tre operatori umanitari. L’Iswap, come detto, è una fazione secessionista di Boko Haram. Nel 2016 giurò fedeltà all’Isis, con alcuni suoi esponenti che girarono un video raccapricciante. Le immagini mostravano la decapitazione di 11 cristiani nigeriani. Ma l’Iswap è tristemente noto per usare questi metodi anche per regolamenti di conti. Il leader del gruppo, Lawan Abubakar, nel marzo 2020 fece decapitare il suo predecessore Abu Abdullah Ibn Umar al Barnawi e altri quattro esponenti della fazione jihadista.

Eugenio Palazzini

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