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Ora che Trump divulga le carte su Jfk, sono tutti fan del segreto di Stato

by La Redazione
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Roma, 27 ott – E all’improvviso, il culto contemporaneo della “trasparenza”, quello che fatto il successo dei grillini, che ha reso un santo laico Julien Assange, quello che cavalcò persino Renzi quando desecretò una serie di documenti sulle stragi di Stato, cade in disgrazia perché a farsene portavoce è Donald Trump. Il presidente americano ha infatti scelto di pubblicare migliaia di documenti segreti relativi a John Fitzgerald Kennedy. Con in più il giallo finale, perché in extremis il governo ha scelto di bloccare la pubblicazione di 209 dei 3100 documenti, su richiesta di Cia e Fbi, che hanno chiesto altri 180 giorni per esaminarli e vedere se in quelle carte ci siano questioni di interesse nazionale.

Trump ha accettato, non senza irritazione. “L’opinione pubblica americana aspetta e merita che il suo governo fornisca il maggiore accesso possibile agli atti sull’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy in modo che la gente possa finalmente essere pienamente informata su tutti gli aspetti di questo evento cruciale”, ha detto il leader statunitense in un memorandum, per poi aggiungere di non avere “alcuna scelta” se non quella di “accettare” le censure proposte “piuttosto di consentire un danno irreparabile alla nostra sicurezza nazionale”. Ovviamente, nell’immaginario collettivo, adesso Trump passerà per l’irresponsabile e le strutture di spionaggio e controspionaggio diventeranno baluardi delle istituzioni democratiche.

Va da sé che questo culto dei documenti segreti è del tutto illusorio. Come se lo Stato italiano conservasse un archivio con dei documenti chiamati “Verità sulla strage di Bologna”, “Verità su Ustica” etc. È evidente che carte di questo tipo non esistono e se anche esistessero sarebbero certamente messe al riparo da qualsiasi desecretazione. Qualche settimana fa, del resto, abbiamo visto circolare un surreale documento di presunta origine vaticana in cui si rendicontava, passo dopo passo, la gestione del caso Emanuela Orlandi, fino alla sua morte. La mentalità del ragioniere applicata ai grandi misteri politici: è ovvio che questo genere di documenti non convince neanche un po’. Allo stesso modo, appare difficile che dall’operazione Trump esca fuori un documento con scritto “chi ha veramente ucciso Kennedy”, e se anche ce ne fosse, sarebbe probabilmente più vicino a un’operazione di depistaggio che a una di trasparenza. Ciò non toglie che la nostra società comunque sbavi per questo genere di operazioni. Sempre, tranne quando a proporla è Donald Trump. Allora tutti ridiventano cauti, prudenti e rispettosi del segreto di Stato. Insomma, una pagliacciata nella pagliacciata.

Roberto Derta

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1 commento

ANTERO 27 Ottobre 2017 - 10:07

Ci si ricorda di JFK perché assassinato, ancor giovane, inoltre eroe di guerra e sex-symbol ma a ben vedere la sua politica fu del tutto fallimentare … i suoi errori furono successivamente sanati dal Presidente NIXON !

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