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Quando la Greta del Kuwait commosse il mondo e scatenò una guerra (inventandosi tutto)

by Nicola Mattei
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Roma, 29 set – Greta prima di Greta. Nel corso degli ultimi decenni il sensazionalismo a buon mercato, fatto magari sfruttando il volto contrito di qualche bambino o bambina, non ha mai portato a nulla di buono. Che fosse il clima, l’ambiente o la guerra, i risultati sono stati quasi sempre drammatici. Chiedere alla piccola Nayirah e all’Iraq per conferma.

La prima Guerra del Golfo

Siamo nel 1990. Il 2 agosto di quell’anno l’Iraq di Saddam Hussein invade il Kuwait, sbaragliando facilmente le forze militari del piccolo emirato. Non ci interessa qui analizzare le motivazioni alla base dell’attacco quanto la macchina della propaganda che, nonostante ingenti sforzi diplomatici, portò nel gennaio ’91 allo scatenarsi della prima guerra del golfo.

Fino ad inizio ottobre una qualche soluzione incruenta sembrava essere a portata di mano, tanto che il presidente americano George Bush in persona dichiara che la guerra poteva essere evitata. Passeranno solo nove giorni prima che un’operazione di marketing cominci a preparare l’opinione pubblica ad avallare l’intervento militare.

La testimonianza della “Greta del Kuwait”

E’ il 10 ottobre quando la piccola Nayirah Al-Sabah parla davanti al Congresso americano. Presentata come profuga del Kuwait, racconta in lacrime di indicibili orrori commessi dalle truppe irachene. Passerà alla storia la vicenda delle incubatrici dell’ospedale di Kuwait City, dove era volontaria insieme ad altre donne, portate via dall’esercito di Saddam Hussein con i neonati lasciati a morire sul pavimento. Una vicenda che farebbe inorridire chiunque. E così accadde, polarizzando di fatto la questione secondo uno schema di “bene contro male”. Lo stesso Bush riprende più volte il terribile racconto, usandolo per riposizionarsi progressivamente fino a far diventare gli Stati Uniti i leader della coalizione internazionale che inizierà le operazioni di lì a pochi mesi.

Tutto falso

C’è solo un piccolo dettaglio. La testimonianza di Nayirah era completamente falsa. A partire da lei stessa: non si chiamava Nayirah ma Saud Nasir, non era una profuga bensì la figlia dell’ambasciatore del Kuwait negli Usa. Bisognerà aspettare il 1992 per scoprire la verità: la messinscena fu organizzata dalla società di pubbliche relazioni Hill & Knowlton, con cui il governo kuwaitiano in esilio in Arabia Saudita aveva stipulato un contratto.

Il danno, tuttavia, era già stato fatto, avviando una lunghissima escalation che si concluderà solo nel 2003 con la seconda guerra del golfo. Anch’essa, peraltro, nata da una bufala: ricordate le false provette di antrace che l’allora segretario di Stato Colin Powell mostrò all’Onu? Assistemmo così ad un altro successo militare seguito da una sconfitta totale sul piano politico i cui devastanti effetti, dall’Isis alla Siria in avanti, si fanno sentire ancora oggi.

Nicola Mattei

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1 commento

Commodo 29 Settembre 2019 - 11:35

Niil novi sub soli… Entrambe le “gretine” semplici pupazzetti spupazzabili… Ovviamente dai soliti detentori, “istituzionali” , di potere & dollaranza…..

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