Roma, 22 feb – Un raid dell’esercito israeliano a Nablus, in Cisgiordania, ha provocato la morte di almeno 10 palestinesi. Stando a quanto riportato dai media arabi e da quotidiani israeliani come Haaretz e Times of Israel, sono oltre 100 i feriti, dei quali 7 sarebbero in gravi condizioni. I militari di Tel Aviv hanno fatto irruzione nella città vecchia di Nablus, ufficialmente per arrestare alcuni sospettati di far parte di gruppi armati o cellule jihadiste. Tre persone, ritenute dall’esercito israeliano coinvolte in attacchi in Giudea e Samaria, nonché nella pianificazione di altri attacchi imminenti, sarebbero state neutralizzate in un appartamento.

Raid dell’esercito israeliano in Cisgiordania: cosa è successo

In base alle prime ricostruzioni, verso le 10 di stamani soldati israeliani hanno circondato un palazzo in cui sospettavano si nascondessero presunti terroristi palestinesi. A quel punto è iniziato uno scontro a fuoco cruento, con decine di persone coinvolte. L’esercito israeliano afferma che l’obiettivo era la cattura di Husam Assalim, 24 anni, del gruppo armato Fossa dei Leoni; del 24enne Muhammad ‘Aa Fatah, membro dell’organizzazione Jihad islamica e del 24enne Wallid Dachil, militante della Fossa dei Leoni.

Al contrario per il primo ministro dell’Autorità palestinese, Muhammad Shtayyeh, “la continua aggressione israeliana contro il nostro popolo nella città di Nablus” non è altro che “terrorismo organizzato”. “Un terrorismo – ha detto il premier – attraverso cui Israele cerca di esportare la sua crisi interna nell’arena palestinese”. Shtayyeh si è inoltre appellato all’Onu, chiedendogli di “fermare la politica dei doppi standard che incoraggia Israele a continuare l’aggressione contro i palestinesi“. Mentre il portavoce di Abu Mazen, Nabil Abu Rudeinah, ha detto che “il governo israeliano è responsabile di questa pericolosa escalation”.

Alessandro Della Guglia

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