Roma, 14 apr – Nei giorni scorsi ha fatto notizia un documento interno della US Navy che faceva il punto sui ritardi della cantieristica militare statunitense. Ritardi che impatteranno sull’entrata in servizio delle più importanti nuove unità della flotta statunitense, dai sottomarini lanciamissili balistici alle portaerei.
I ritardi della US Navy
Più dei ritardi in sé, anche plausibili quando si tratta di mezzi di nuova concezione, a fare notizia è il fatto che la filiera della cantieristica militare statunitense sia sempre più al limite, compresa la carenza di manodopera specializzata. E che questi ritardi potranno comportare un aumento a catena dei costi, anche per la necessità di mantenere in servizio e aggiornare unità per cui era prevista la radiazione.
Tra i ritardi c’è la nuova portaerei USS Enterprise (CVN-80), terza unità della classe Gerald R.Ford, attualmente in costruzione e la cui entrata in servizio è stata posticipata dal marzo 2028 al settembre 2029. Ritardo che potrebbe causare il rinvio del contratto per la realizzazione della quinta e la sesta unità della classe. E la necessità di mantenere in servizio la USS Dwight D. Eisenhower (CVN-69), portaerei classe Nimitz che la nuova Enterprise andrebbe a sostituire, e il cui ritiro era previsto nel 2027.
Tra l’altro nelle scorse settimane aveva fatto notizia la vicenda di una ditta appaltatrice di alcune sezioni della scafo della futura Enterprise: per velocizzare i lavori alcune strutture erano state appaltate a ditte esterne al cantiere navale Huntington Ingalls Industries di Newport News, Virginia, dove è in costruzione l’Enterprise. Una di queste ditte, la prima appaltatrice per di più riferisce Forbes, era poco più di una scatola vuota ed aveva semplicemente rilevato una ditta specializzata in serbatoi per gas liquefatto. E non era in grado di realizzare la carpenteria metallica prevista per la portaerei. È il capitalismo bellezza.
A rischio la deterrenza nucleare?
Non va meglio per il sottomarino lanciamissili balistici USS District of Columbia (SSBN-826), prima unità della sua classe per cui è previsto un ritardo tra i 12 e 16 mesi rispetto al piano iniziale di completamento per il 2027, con l’entrata in servizio nel 2031. I Columbia sono destinati a rimpiazzare i sottomarini classe Ohio. Classe di cui le prime quattro unità, con più di quarant’anni di servizio, erano destinate alla dismissione tra il 2026 e il 2028.
Visti i ritardi i battelli classe Ohio più vecchi potrebbero dover rimanere in servizio ancora qualche anno. D’altronde i sottomarini lanciamissili balistici sono una componente fondamentale della triade nucleare: missili balistici sui sottomarini, missili balistici basati nei silos a terra, e le bombe e i missili in dotazione all’aeronautica. E sui primi due elementi della triade gli Stati Uniti iniziano a essere indietro. La Russia, sebbene con una flotta di sottomarini meno numerosa (e con un minor numero di testate imbarcate per ogni unità), ha visto sette nuove unità di sottomarini lanciamissili balistici classe Borei entrare in servizio a partire dal 2012.
E anche per la componente balistica basata a terra gli Stati Uniti hanno le loro gatte da pelare: la deterrenza è basata ancora sui vecchi silos con i Minuteman III entrati in servizio negli anni ’70 che dovrebbero essere rimpiazzati a partire dal 20230 dagli LGM-35 Sentinel, un programma che è stato caratterizzato da un aumento di costi che si è attirato diverse polemiche.
Altro ritardo per la cantieristica navale è quello della USS Constellation (FFG-62), nuova classe di fregate lanciamissili derivate dalle italo-francesi FREMM e realizzate proprio dalla filiale statunitense della Fincantieri. Queste nuove unità sono destinate a rimpiazzare il fallimentare programma delle Littoral Combat Ship. Le motivazioni del ritardo sono dettate dalle solite problematiche alle catene d’approvvigionamento, da alcuni dettagli del progetto (probabilmente in corso di aggiornamento per tenere conto dell’esperienza maturata contro i droni di Ansar Allah nel Mar Rosso), e dalla mancanza di manodopera qualificata. La prima unità sarà completata nel 2029 anziché nel 2026. Tra le motivazioni “occulte” del ritardo da segnalare anche il fatto che la Marinette Marine (di proprietà di Fincantieri dal 2008) è ancora impegnata da contratto a completare tre Littoral Combat Ship classe Freedom varate tra il 2021 e il 2023, unità destinate probabilmente a rimanere in servizio per pochissimo tempo, visto che alcune unità di questa classe sono già state dismesse nel 2023 con appena 5 anni di servizio.
Gli altri intoppi
Ultimo ritardo significativo della cantieristica navale USA riguarda i sottomarini d’attacco classe Virginia facenti parte del blocco IV e V. A differenza dei Columbia destinati alla deterrenza nucleare i Virginia sono quelli che dovrebbero dare la caccia alle flotte di sottomarini nemiche. Della classe Virginia la US Navy ha già 22 sottomarini in servizio e i ritardi riguardano i nuovi battelli del blocco IV e V che potrebbero andare dai due ai tre anni. Al dicembre 2023, nell’ambito dell’alleanza AUKUS per il Pacifico, sarebbero previsti 66 battelli classe Virginia, di cui oltre ai 22 in servizio 10 in costruzione e 4 in ordine.
Da notare come i Virginia nascano proprio per poter essere prodotti su larga scala a un costo contenuto, evitando le problematiche del precedente e fallimentare programma di sottomarini d’attacco classe Seawolf. Progetto Seawolf iniziato nel 1983 con la prima unità impostata nel 1989. La fine della guerra fredda e il costo elevato delle unità, portarono al completamento di sole tre unità classe Seawolf delle 29 previste, e il programma fu rimpiazzato dai più convenienti Virginia.
Una vicenda, quella delle classi Virginia e Seawolf, non diversa da quello delle future fregate Constellation rispetto alle precedenti Littoral Combat Ship. Eppure la macchina industriale statunitense, almeno in campo navale, sembra ben lontana dai fasti del suo passato, quando nel 1943 riusciva a mettere in linea dalle 2 alle 4 portaerei di scorta al mese.
Flavio Bartolucci