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Quei viaggi in Libia del “ragazzo solitario”: Salman Abedi e la sua strana famiglia

by La Redazione
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Manchester, 24 mag. – Avanti e indietro dalla Libia, quasi come se fossero pendolari. La famiglia di Salman Abedi, il kamikaze che ha compiuto la strage di Manchester, non era a Manchester in questi giorni. E i vicini di casa riferiscono che spesso da quando il colonnello Gheddafi era stato ammazzato, questa famiglia che godeva di asilo politico nel Regno Unito faceva ritorno a casa. Pare che questa volta se ne siano andati là insieme a una delle figlie.

E proprio una delle sorelle di Salman, la bellissima Jomana che il Corriere ha scambiato con una modella canadese, su uno dei suoi due profili facebook afferma di essere di Tripoli nonostante sia nata a Manchester come suo fratello e qui sia cresciuta. Inoltre nei suoi post spesso ribadisce la necessità per una donna di indossare il velo. Del resto la signorina nel 2013 aveva trovato un impiego in moschea, sempre a Manchester, mica in Libia.

E il padre era molto conosciuto nella comunità islamica locale perché era lui che chiamava alla preghiera, anche se tutti dicono che ha sempre avversato l’ideologia jihadista. Tutta la famiglia era un’assidua frequentatrice della moschea e il quartiere in cui abitava è pieno di loro parenti, cugini in particolare che erano legatissimi a Salman, che ora sono barricati in casa e non parlano con nessuno.

Salman era l’ultimo dei quattro figli della famiglia Abedi, cittadino inglese dalla nascita, e studiava economia alla Stanford University. Secondo quanto dice il Times che riporta quanto riferisce un vicino di casa, anche lui era stato in Libia ed era tornato da pochi giorni. Pare anche che Salman Abedi abbia combattuto in Libia nel 2011, durante la rivoluzione che ha prima destituito e poi ammazzato Gheddafi.

Il ritorno a casa, a Manchester, dopo la sua permanenza in Libia sarebbe stato motivo di trauma e Salman sembrava fosse arrabbiato con il mondo e mentalmente instabile. Un tipo strano, come lo definiscono i vicini di casa, soprattutto ultimamente. Ma al di là di questo, la polizia ritiene che il kamikaze potrebbe non essere un “lupo solitario” e sta indagando sulla sua rete di contatti per capire se alle sue spalle ci fosse un’organizzazione strutturata.

Dalle indiscrezioni sembrerebbe che uno degli arrestati durante il blitz di ieri sia un fratello di Salman e potrebbe averlo aiutato a organizzare la strage al concerto di Ariana Grande. Ma tutte le indagini si svolgono nel massimo riserbo, perché ogni dettaglio diffuso, secondo l’intelligence britannica, può essere un elemento di vantaggio sull’organizzazione che ci sarebbe alle spalle di questo attentato, forse legata alla cellula franco-belga dell’Isis. Anche perché il nome di Salman da due anni a questa parte dava il nome a un dossier dell’intelligence antiterrorismo, proprio a causa della sua militanza nella rivoluzione libica.

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nemesi 24 Maggio 2017 - 11:42

mettere un ordigno esplosivo significa obbligatoriamente far parte di una rete; quello di poter realizzare un IED andando sul deep web è una bufala pari a quella che questi signori dovrebbero pagarci le pensioni,magari tra un attentato ed un altro…

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