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L’Università di Shangai indaga sugli studenti Lgbt: “schedate” decine di persone

by Cristina Gauri
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Shangai, 30 ago — L’Università di Shangai, in Cina, avrebbe chiesto ai propri dipartimenti di stilare elenchi degli studenti Lgbt e riferire sul loro «stato mentale»: è quanto contenuto in un presunta direttiva interna pubblicata online sulle piattaforme social da media cinesi e stranieri. L’Università non ha confermato né ha risposto alle domande dei giornalisti, ma ha scatenato il panico tra gli studenti cinesi. La notizia arriva infatti in seguito a un giro di vite sui gruppi e sulle organizzazioni del campus che sostengono l’attivismo femminista e Lgbt. Lo riferisce il Guardian.

L’Università di Shangai a caccia di studenti Lgbt

Nell’indagine si chiede ai dipartimenti di «svolgere indagini e ricerche» sugli studenti identificati come Lgbt, sullo stato mentale e sulle condizioni psicologiche di questi ultimi — inclusa la posizione politica — e i contatti sociali. Grande il timore espresso da studenti e attivisti, preoccupati del fatto che tale «raccolta di informazioni» potrebbe penalizzare gli studenti Lgbt esponendoli a discriminazioni. Alcuni esperti legali su Weibo si chiedono se tale pratica sia in aperta violazione della nuova legge cinese sulla privacy dei dati.

Fino a pochi anni fa, la Cina poteva «vantare» una comunità Lgbt in crescita costante nei propri campus universitari. Con i cambiamenti politici e sociali in atto negli ultimi anni, i gruppi Lgbt hanno finito per subire una progressiva marginalizzazione. La prima vittima illustre delle nuove politiche anti Lgbt è stato lo Shanghai Pride, l’unica grande celebrazione annuale delle minoranze sessuali in Cina, che lo scorso anno ha annunciato la chiusura dei battenti. «E’ la fine dell’arcobaleno» in Cina, avevano dichiarato gli organizzatori dell’evento nel rendere nota la decisione. «È stato un grande viaggio durato 12 anni e siamo onorati e orgogliosi di averlo percorso». Lo scorso luglio, decine di account di social media gestiti da studenti universitari attivisti Lgbt sono stati prima bloccati e poi cancellati senza preavviso.

Cristina Gauri

 

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