Roma, 9 feb – Nelle sedi Ue ormai da settimane si fa largo l’ipotesi di un muro anti clandestini, o “anti migranti” come si forza a descriverlo la stampa delle “anime belle”. Le pressioni su Bruxelles, d’altronde, si stanno facendo più intense negli ultimi giorni, soprattutto dopo l’ultima lettera inviata da otto Stati membri alla Commissione e al Consiglio europeo sul tema.
Ue, muro anti clandestini richiesto da più fronti
Le discussioni su un possibile muro si erano intensificate il mese scorso, e appena qualche settimana fa la Commissione si era limitata a dire di non aver intenzione di finanziarlo ma di lasciare sostanzialmente la possibilità agli Stati di organizzare la difesa dei confini continentali. Comunque la si veda, un via libera. Che stona con gli assalti costanti a Paesi come l’Ungheria, colpevolissima per le sue recinzioni al confine con la Serbia, e l’indifferenza verso la Spagna, che in questi anni praticamente mai è stata presa di mira per il blocco costruito a Ceuta e Melilla. I soliti due pesi e due misure a cui ci siamo abituati nel corso degli anni, ma che nella sostanza potrebbero interessare molto poco, qualora si arrivasse a una svolta sulla quale, visti i precedenti atteggiamenti ambigui provenienti da Bruxelles, è comunque saggio rimanere prudenti.
Il via libera dell’Italia
Palazzo Chigi dà il suo assenso, sebbene il ministro degli Esteri Antonio Tajani abbia deviato un po’ dalla tendenza generale dell’esecutivo dicendo che “non dobbiamo finanziarie muri ma un’azione forte in Africa”. Ma resta una piccola precisazione nel contesto generale di un governo che, finora, non è riuscito ad ottenere nessun risultato nella lotta all’immigrazione clandestina, un argomento sul quale si giocherà molto del consenso elettorale di lungo periodo di FdI (ma anche della Lega). L’elenco di Paesi che fanno pressione su Bruxelles comincia a diventare ampio e forse più compatto che in passato. Un elenco a capo del quale spicca la “cattivissima” Ungheria, con la quale il premier Giorgia Meloni continua a cercare di mantenere un rapporto di vicinanza. Ma che comprende anche la più “istituzionalizzata” Austria. Insomma, in troppi fanno pressione per finanziare la costruzione di mura che blocchino e che scoraggino l’immigrazione clandestina.
Alberto Celletti
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