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Siria, la politica non vuole la guerra (Napolitano invece sì)

by La Redazione
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Roma, 13 apr – Nel secondo giro di consultazioni per la scelta del nuovo premier, compiuto, a differenza del primo, sotto l’impellenza della crisi internazionale, i rappresentanti di circa il 70% del popolo italiano si sono dichiarati contrari a un attacco contro la Siria. È un dato che vale quel che vale, in realtà, lo sappiamo bene: le posizioni di politica internazionale dei grillini, così come le posizioni su tutto il resto che non sia vitalizi e auto blu, sono soggetti a cambiamenti e ambiguità. Del resto Luigi Di Maio è l’uomo su cui pare stiano puntando importanti ambienti nazionali e internazionali esattamente per contrastare la linea filo-russa di Matteo Salvini, quindi non è escluso che la sua opinione in merito possa cambiare dopo qualche autorevole suggerimento. Ma al momento il no alla guerra resta, e bisogna prenderne atto.
Anche il centrodestra non è certamente schierato su posizioni di antimondialismo intransigente: Berlusconi è tutt’al più interessato a ritagliarsi un ruolo da paciere che nessuno gli riconosce, per pura vanità personale, e anche nella Lega non mancano coloro che sembrano lavorare per il “nemico”. Ma, anche in questo caso, bisogna registrare che la presa di posizione c’è stata. I partiti e le coalizioni usciti vincenti dalle elezioni sono contrari a un intervento militare in Siria. Paolo Gentiloni potrà permettersi di ignorarlo, per lo più da premier dimissionario, e consegnare le chiavi di casa nostra a cancellerie straniere interessate a un’escalation militare senza prove e senza ragioni? Il premier ha chiarito che «l’Italia non parteciperà ad azioni militari in Siria». Ma anche che continueremo a fornire supporto logistico alle attività delle forze alleate. Insomma, la soluzione cialtronesca è sempre dietro l’angolo: il classico “non bombardo, ma ti presto le basi”, “faccio voli di ricognizione e ti fornisco i dati, ma non sparo mica” etc. Le solite scappatoie con cui ci si lava la coscienza, ma che non spostano di un millimetro i problemi principali che consigliano di evitare l’attacco.
Intanto il Pd piange e strepita per l’Italia “isolata nell’Occidente”, ma la Germania, che si è già chiamata fuori dall’eventuale attacco, non è esattamente una folle satrapia orientale. Una nazione che pende dalle labbra di Berlino per ogni cosa, proprio su questo argomento deve impuntarsi per fare diversamente? Proprio la scelta tedesca dimostra che agire in modo indipendente si può, se lo si vuole. E la politica italiana, fatto quasi storico, sembra volerlo a larga maggioranza. Basterà a evitare il peggio? Cantare vittoria sarebbe ingenuo. Bisogna del resto tenere presente che il governo non è ancora stato fatto e che a lavorare per un esecutivo allineato ai dettami atlantici ci sono Mattarella e Napolitano. Sì, lo stesso Napolitano che appena nel 2010 visitava il terribile dittatore Assad e lodava «l’esempio di laicità e apertura che la Siria offre in Medioriente e per la tutela della libertà assicurate alle antiche comunità cristiane qui residenti». Oggi, invece, lo stesso personaggio ha premura di impegnarsi affinché quel modello venga spazzato via. E per questo lavora dietro le quinte. L’ombra della servitù, della vergogna e del disonore non è ancora definitivamente lontana dai destini prossimo venturi della patria. Ma qualche spiraglio di luce c’è. E non è poco.
Adriano Scianca

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2 comments

paolo 13 Aprile 2018 - 11:20

morte,perchè tardi?
portati via questa vecchia mummia,che vive solo per far danni…
e lascia in pace qualche povero cristo,che magari vorrebbe vivere da brav’uomo.

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Dino 15 Aprile 2018 - 4:52

D’accordissimo!

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