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Siria: quando le “bufale” vengono dalla stampa ufficiale

by Mattia Pase
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stampa ufficiale SiriaRoma, 22 dic – La complicatissima attuazione dell’accordo fra il Governo e le varie fazioni dei ribelli che fino a qualche giorno fa erano i signori di Aleppo est, e che nelle ultime ore sono stati costretti a cercare un salvacondotto per essere trasportati verso Idlib, ultima provincia sotto controllo jihadista, è un esempio di quanto sia complesso il puzzle siriano.

E’ anche un esempio, però, di quanto la stampa occidentale, proprio nei giorni in cui si invocano sanzioni severe per chi mette in rete le cosiddette bufale, sia a sua volta un eccezionale volano di notizie, se non proprio false, quanto meno artificiose. Si era sparsa la voce, nelle prime fasi dell’evacuazione delle milizie islamiste di Aleppo est e dei civili che intendono rifugiarsi nelle aree occupate dai ribelli, che fossero state le forze governative ad aprire il fuoco sui fuggitivi. Qualche ora dopo i principali media (in primis Sky News, per citare l’esempio di una fonte non certo tacciabile di simpatie per il Regime di Damasco) si erano rimangiati tutto, attribuendo la responsabilità agli stessi ribelli, i quali avevano cercato di approfittare della tregua per recuperare alcune delle posizione perdute nelle ultime settimane, costringendo così l’esercito a intervenire.

stampa ufficiale SiriaI successivi “approfondimenti” da parte dei giornalisti occidentali parlavano di quasi duecentomila persone in fuga, un terzo dei quali sarebbe stata composta da guerriglieri. Un esempio, a proposito di bufale, è il demenziale articolo di Repubblica, che citando questi numeri, sia pure con la specifica che era stato impossibile verificarli, ha dato comunque credito a questi voci.
Ora, a parte il fatto che è fisicamente impossibile che duecentomila persone possano ancora trovarsi nel fazzoletto di terra in mano alle forze di opposizione, nessuna persona che si sia occupata, anche in modo superficiale, delle questioni siriane può seriamente accreditare l’ipotesi che 65.000 uomini armati siano ancora operativi nei pochi isolati ancora in mano alle milizie ribelli. Se fosse vero, potrebbero riprendersi l’intera città in un paio di giorni. E’ una notizia che va persino al di là della bufala. Resta solo un dubbio: quelli di Repubblica (e delle altre testate che hanno citato queste informazioni) sono disinformati o disinformatori?

Sarebbe sufficiente, ma c’è dell’altro. Negli scorsi mesi erano state predisposte, dal governo siriano e dall’alleato russo, diverse tregue umanitarie, che avevano lo scopo di permettere ai civili di fuggire dalle zone dei combattimenti. Puntualmente, i media avevano parlato di fallimento di queste iniziative, attribuendone la responsabilità – diretta o indiretta – al Governo. In realtà era successo che i ribelli sparavano deliberatamente su chi cercava di rifugiarsi nei quartieri in mano all’esercito, e quando non riuscivano ad uccidere i civili in fuga si vendicavano sui loro familiari. L’aspetto tragicomico sta nel fatto che era stato un giornalista britannico, Robert Fisk, inviato e columnist dell’Independent, a intervistare alcuni di questi civili scappati oltre le linee, raccontando le loro storie ed evidenziando quanto fosse strategico, per i ribelli islamisti, trattenere quanti più civili possibile per usarli come scudi umani. Lo stesso identico gioco attuato dall’Isis a Mosul. Ma a quanto pare ad Aleppo la cosa era in qualche modo giustificata dall’antipatia per Assad.

Si potrebbe andare avanti, ad esempio parlando della possibile cattura da parte dell’esercito siriano di svariati agenti stranieri (Turchi, Sauditi, Israeliani e Statunitensi) ad Aleppo est, notizia trapelata solo su alcuni media indipendenti – anche se svariate testate mainstream, come il Los Angeles Times, il Telegraph o il Jerusalem Post avevano riferito nei mesi scorsi di un pesante coinvolgimento dell’Occidente al fianco dei Jihadisti che si oppongono al Governo – e mai uscita, ad esempio, sulle principali testate italiane. Capaci però di considerare credibile, e di riportare, la storiella dei sessantamila ribelli ancora in armi ad Aleppo.

Sì, si potrebbe andare avanti, ma possiamo per ora fermarci. Magari facendoci la stessa domanda, e dandoci la stessa risposta, che si è posto il già citato Robert Fisk, che stigmatizzando le parzialissime corrispondenze degli inviati occidentali ad Aleppo si è chiesto come mai nessuno di questi inviati abbia mai fatto un reportage dalla parte est della città, quella occupata dalle milizie dell’opposizione. La risposta è semplice: “perchè se avessero messo il naso da quella parte della città, i ribelli gli avrebbero tagliato la gola”.

Mattia Pase

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